Leader Ue: "Gheddafi se ne deve andare"
Bruxelles, ecco la bozza del Consiglio: "Trattiamo solo con gli insorti". Truppe del Raìs a Ras Lanuf, bombe ad al-Uqaylah e Marsa el-Brega
Circa 350 uomini delle truppe militari a servizio del raìs Muammar Gheddafi sono entrati a Ras Lanuf, il porto petrolifero nel Golfo di Sirte da giorni in mano ai ribelli. Per tentare la riconquista della città, di fondamentale importanza strategica per i rapporti con l'occidente, il leader libico ha organizzato un attacco su più fronti, via mare, con quattro imbarcazioni - 50 uomini a bordo di ognuna - e via terra, con l'ausilio di tre tank dell'esercito. Una situazione di emergenza che ha spinto il cancelliere tedesco Anglea Merkel "le immediate dimissioni di Gheddafi", perchè è chiaro che "chi scatena la guerra contro il proprio popolo non può parlare con l'Unione europea". La Merkel ha inoltre aggiunto: "Vogliamo che si faccia di tutto - ha detto il cancelliere - per arginare la sofferenza della gente libica ma dobbiamo riflettere sui passi da intraprendere in modo che diano risultati ragionevoli" RAS LANUF - Gli scontri fra insorti i forze lealiste sono ancora in atto. "Stiamo combattendo contro di loro" dice Mohammed al-Mughrabi, portavoce degli insorti. L'attacco non giunge inaspettato: già giovedì 10 marzo il figlio del leader libico Gheddafi, Saif al Islam, aveva reso nota l'intenzione di sferrare l'attacco finale ai ribelli di Ras Lanuf. Un testimone ha riferito che in città sarebbero arrivati "almeno 150 uomini e tre carri armati" delle forze governative. E mentre proseguono i combattimenti a Ras Lanuf, l'aviazione delle forze fedeli al Colonnello ha bombardato in giornata altre due città della Cirenaica situate più a est rispetto alla linea del fronte, attestata ormai a ridosso dello strategico centro petrolifero: stando a testimoni oculari, infatti, gli aerei hanno colpito nei pressi di al-Uqaylah, dove si trovano tra l'altro le rovine della città fortificata di Anabucis, di epoca romana. Le bombe sono cadute peraltro al di fuori del perimetro urbano, in pieno deserto. Anonime fonti insurrezionali hanno inoltre denunciato un attacco aereo anche contro Marsa el-Brega, già più volte presa di mira. BOZZA DEL CONSIGLIO UE: "RAIS SE NE VADA" - A Bruxelles, il Consiglio dell'Unione Europea si è riunito per redarre una bozza sulla rivolta in Libia. Uno dei passaggi del testo di dichiarazione recita: "Il colonnello Gheddafi deve abbandonare il potere immediatamente. L'Unione Europea ha adottato ulteriori misure restrittive contro la classe dirigente del paese e contro le entità che detengono attività consistenti controllate dal regime". Inoltre, nella bozza si legge: "La situazione in Libia continua a causare grave preoccupazione, esprimiamo profonda solidarietà al popolo libico e alle vittime. Condanniamo con fermezza la violenta repressione del regime nei confronti dei propri cittadini e la violazione patente e sistematica dei diritti umani. Accogliamo con favore la risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e il rinvio della situazione in Libia alla Corte penale internazionale". "L'uso della forza, specialmente con mezzi militari, contro i civili è inaccettabile e deve cessare immediatamente - prosegue la bozza - la sicurezza della popolazione deve essere assicurata con tutti i mezzi necessari. I responsabili saranno messi di fronte alle loro azioni con pesanti conseguenze. Collaboreremo - conclude - con le Nazioni Unite, la Lega Araba, l'Unione africana e i partner internazionali nel reagire alla crisi". Per espressa volontà dei leader europei non viene citata la possibile no fly zone: secondo il premier italiano Silvio Berlusconi, la decisione è stata presa di comune accordo ma "siamo attenti a tutte le opzioni che si rendessero necessarie, in accordo tuttavia con Onu, Lega Araba e Unione Africana. La Ue si comporterà in accordo con le decisioni di questi organismi", ha spiegato. I COMMENTI DEI LEADER - Un passo avanti, dunque, da parte dell'Europa. Che ha parlato con una voce sola, d'accordo almeno sul testo della bozza. Al termine della riunione di Bruxelles, i maggiori leader continentali hanno parlato ai giornalisti, commentando l'esito del summit. Berlusconi ha tuonato: "Il colonnello Gheddafi non può essere ritenuto un interlocutore internazionale ed è stato invitato a recedere dalle sue azioni contro il suo popolo. Dopo la caduta di legittimità di fronte alla comunità internazionale non credo che ci sia più la possibilità di un suo esilio. Abbiamo dichiarato - ha aggiunto - di essere aperti ad una interlocuzione con il Consiglio Nazionale, quello dei ribelli". Il Cavaliere ha poi concluso: "Dal momento in cui qualcuno ha avanzato l'idea che potrà essere sottoposto al giudizio del Tribunale internazionale, credo si sia radicata in lui l'idea che vuole restare al potere. E non credo che nessuno possa fargli cambiare questa idea". Gli fanno eco i presidenti francese Nicolas Sarkozy e tedesco Angela Merkel, che si dice però contraria all'intervento militare e scettica sulla no fly zone. Il britannico David Cameron ha chiesto all'Ue di valutare l'opzione di imporre sanzioni all'industria petrolifera libica. Ha parlato anche il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso: "L'Europa è pronta a sostenere il processo di trasformazione democratica nei paesi nordafricani - ha detto - L'Europ è dalla parte di chi lotta per più libertà e per un futuro migliore. Gheddafi è il problema e se ne deve andare. Dobbiamo intensificare la nostra pressione internazionale affinchè il rais si dimetta". INTERVENTO MILITARE, FRANCIA E REGNO UNITO - Come era trapelato giovedì, Occidente e Patto Atlantico potrebbero muoversi a livello militare contro Gheddafi. Il presidente francese Nicholas Sarkozy ha precisato che Parigi ha "molte riserve" sulla possibilità di un intervento militare della Nato poichè "le rivoluzioni arabe appartengono agli arabi". Ma si è dichiarato "pronto", insieme con il premier britannico David Cameron, ad "azioni mirate" a condizione che l'Onu "lo desideri", la Lega araba "lo accetti" e l'opposizione libica "sia d'accordo". Dal presidente francese è arrivata infine la proposta di creare delle "zone umanitarie in Nord Africa per affrontare la pressante questione degli sfollati". ITALIA E RUSSIA - Per l'Italia ha invece parlato Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi, in visita in Russia. Assieme al viceministro russo dell'Energia, Anatoly Janovskij, Mantica ha detto che Roma e Mosca "sono assolutamente allineate" ha ribadito il diplomatico italiano. "L'Italia è contraria alla no fly zone e, ancor di più, a interventi militari", ha fatto presente Mantica ribadendo che il nostro paese "privilegiando interventi umanitari e dialogo tra le parti", si comporterà osservando le decisioni della comunità internazionale basate sulle "risoluzioni Onu" e valuterà "le precise prese di posizione di Lega araba e Unione africana". A Tripoli è un atto una guerra civile, ha detto il senatore. "Un conflitto tra tribù", in cui il colonnello Gheddafi usa "mezzi non compatibili con le realtà dei paesi moderni". In uno scenario come questo Mantica vede inoltre il rischio che l'opzione militare possa apparire come "un attacco cristiano nei confronti dei musulmani". Nel dossier libico la Russia ha una posizione analoga a quella italiana con la "piccola differenza del potere di veto cui dispone Mosca al Consiglio di Sicurezza", ha aggiunto il diplomatico di Roma. ESODO - Secondo un funzionario dell'Onu, dalla Libia sarebbero fuggite oltre 250mila persone dalla metà di febbraio, quando sono cominciate le proteste. Oltre 137.400 persone hanno attraversato la frontiera per recarsi in Tunisia, 107.500 in Egitto, 5.400 in Algeria e 2.200 in Niger. OLANDESI LIBERATI - Sono giunti ad Atene da Tripoli i tre militari olandesi, una donna e due uomini, catturati in Libia il 27 febbraio scorso dalle forze fedeli a Gheddafi, mentre stavano tentando di portare in salvo con il loro elicottero un connazionale e un altro europeo, arrestati insieme a loro ma liberati il 2 marzo. I tre prigionieri, stanchi ma sollevati, sono scesi dal cargo C-130 ellenico che ieri era stato inviato a prelevarli: con loro sono stati riportati in patria circa quindici cittadini greci. I militari, delle forze della Marina, sono stati accolti da una delegazione del governo olandese. UNICREDIT CONGELA LE AZIONI LIBICHE - Intanto, alla luce delle decisioni pubblicate oggi dall'Unione Europea, Unicredit ha dichiarato che le azioni "con riferimento agli azionisti libici, l'esercizio dei diritti relativi alle azioni possedute sarà congelato in conformità a tali decisioni". La decisione dell'istituto fa seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea delle restrizioni disposte dall'Ue nei confronti di cinque organizzazioni finanziare libiche: la Libyan investment authority (Lia), la Banca centrale libica, la Libyan foreign bank, il Libyan housing and infrastructure board, e il Libya africa investment. In particolare, la Lia e la Banca centrale libica insieme detengono il 7,5% circa dell'azionariato di Unicredit (2,59% la prima e 4,98% la seconda) e nel consiglio di amministrazione della banca sono rappresentati da Farhat Omar Bengdara, che occupa la carica di vice presidente.