Yara, il giallo della 'x' incisa sul corpo Tra le ferite anche un colpo in testa
Brembate, doppio killer? Avrebbero colpito con martello e punteruolo. Trovati Dna uomo e donna / DELL'ORTO
Sui lombi della piccola Yara è stata incisa una X: questo il risultato delle indagini autoptiche sul corpo della tredicenne di Brembate. Ancora oscuro il significato del simbolo: "Se risulatsse che la X sulla pelle della ragazzina è stata volontariamente disegnata o incisa con un punteruolo dall'assassino, secondo la mia esperienza si tratterebbe di omicidio rituale", ha commentato il medico legale Roberto Testi. L'ipotesi setta satanica non è l'unica al vaglio degli inquirenti. Il simbolo potrebbe anche essere la firma del killer: "Possiamo solo dire che si tratta di segni di difficile interpretazione", risponde evasiva la pm Letizia Ruggeri che si sta occupando del caso della trdicenne. A questo mistero si aggiunge anche una forte contusione in testa, sul corpo della ragazza. Le risultanze praticamente confermano le indiscrezioni uscite nei giorni scorsi, anche quelle più strane. Vengono quindi confermate le sei coltellate: una al collo, una a un polso e quattro alla schiena. Punto di domanda invece su due questioni ancora aperte: la possibilità che Yara sia stata violentata (non ci sono tracce in questo senso ma anche niente che lo possa escludere) e le caratteristiche e l'integrità delle tracce di Dna rilevato sui vestiti della ragazzina. Per sapere qualcosa di certo, ha chiarito il magistrato, serviranno ancora 90 giorni. Segue l'articolo di Alessandro Dell'Orto. Un uomo. Una donna. Un cacciavite. Un punteruolo. La morte di Yara Gambirasio - la ragazzina sparita a Brembate Sopra il 26 novembre e ritrovata morta tre mesi dopo in un campo di Chignolo d'Isola - è sempre più un mistero. Un giallo. Chi l'ha presa? E perché? E come è stata uccisa la 13enne? Per avere gli esiti ufficiali dell'autopsia serviranno ancora molti giorni, ma intanto si susseguono una serie di indiscrezioni che, ogni giorno, forniscono indicazioni nuove. E inquietanti. Dopo la prima ipotesi (non smentita dalle forze dell'ordine), secondo cui sotto le unghie di Yara sarebbe stato isolato materiale genetico, ora una nuova sorpresa. Le tracce del dna - secondo nuove indiscrezioni - sarebbero addirittura due: una maschile e una femminile. Questo, naturalmente, per ora non può ancora garantire con sicurezza la tesi di due killer, anzi una coppia (uomo e donna) di killer. Ma qualora fosse accertata la presenza di un secondo Dna (femminile) sul cadavere, le piste da seguire, per gli inquirenti, sarebbero ancora di più. GLI ESAMI SUL DNA Per avere certezze ora serviranno analisi più approfondite (che sta effettuando la polizia scientifica) in grado di stabilire se i codici genetici rilevati sono riconducibili - entrambi, o soltanto uno, o nessuno - alla scena del delitto (e non, per esempio, a persone che erano a contatto quotidiano con Yara e quindi estranei all'omicidio). Poi, eventualmente, verrà verificato se il Dna rintracciato sul corpo della ragazzina troverà corrispondenza (almeno all'80 per cento per essere considerata una prova valida) con quello di alcuni sospettati, raccolto dagli investigatori in questi giorni - di nascosto - attraverso la saliva recuperata da tazzine del caffè, sigarette o bicchieri. Per ora, naturalmente, non ci sono commenti ufficiali che accreditino o smentiscano seccamente queste teorie. Il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Roberto Tortorella, si è lasciato fuggire un «non posso confermare, è un'indiscrezione». Che suona come un mezzo sì. CACCIAVITE E PUNTERUOLO Due tracce genetiche che potrebbero permettere di arrivare all'assassino (o agli assassini) di Yara, ma anche due armi del delitto. Ecco una seconda novità che scaturisce dalle indagini e potrebbe aprire nuovi clamorosi scenari. La 13enne di Brembate Sopra potrebbe essere stata uccisa con due armi differenti: una da taglio (ma poco affilata, tipo un cacciavite) e una contundente (tipo un martello o un punteruolo, magari trovato casualmente per terra). Dalla Procura di Bergamo, infatti, è emerso il particolare che le ferite rilevate sul corpo di Yara (in avanzato stato di decomposizione dopo tre mesi, per metà scheletro e per metà mummificato) sarebbero riconducibili a due armi diverse e non certo a coltelli particolarmente affilati. A dimostrarlo sarebbero i tagli e le ferite superficiali sul corpo della ragazzina, che difficilmente sarebbero state mortali. Ecco perché resta ancora valida l'ipotesi strangolamento o soffocamento, riconducibile ai segni trovati sul collo. Per quanto riguarda il luogo dell'omicidio, sempre più certo che sia proprio il campo a Chignolo d'Isola in cui è stato ritrovato il cadavere di Yara. Dunque la ragazzina non sarebbe mai stata spostata da quel luogo maledetto. di Alessandro Dell'Orto