Ferrara contro Gruber: sul piccolo schermo il match dell'anno
'Otto e mezzo' è superato e scontato: punta solo a colpire il Cav. Semplice immaginare l'esito del duello / PANSA
Un vecchio motto delle nostre madri diceva: chi la fa, l'aspetti. Traduzione: se vai addosso a qualcuno, prima o poi lui verrà addosso a te. È una verità senza tempo, che si rinnova di continuo, dovunque sia in atto uno scontro. Da quelli che lasciano sul terreno dei morti, sino a quelli fatti di parole e immagini. Come succede su un campo che, in questi anni, sembra divenuto il più importante: l'informazione televisiva. Ecco perché mi stupisco dei pianti e delle proteste che si sono levati a sinistra per il ritorno di Giuliano Ferrara alla Rai. Da lunedì, il direttore del “Foglio” condurrà per cinque sere la settimana un telegrafico programma in coda al Tg1 delle ore 20. Il titolo scelto è “Radio Londra”. E già questo fa pensare che sarà un intervento di battaglia e di resistenza all'andazzo prevalente nelle serate televisive di Mamma Rai. Grazie alla presenza ossessionante dei dannati talk show, quasi tutti rossi. Affidati a una squadra di conduttori di sinistra che si sono dati una missione: distruggere il centrodestra e il suo capobanda, Berlusconi il Caimano. Dal momento che pago il canone Rai, avrei più di un motivo per protestare. Non lo faccio perché, essendo adulto e vaccinato, ho compreso da tempo come gira il mondo. A chi dovrei rivolgermi? Al presidente del dinosauro di viale Mazzini, Paolo Garimberti? Al direttore generale Mauro Masi? Non sono mica scemo. Si guarderebbero allo specchio, chiedendosi: che cosa cavolo vuole questo signor Nessuno? E butterebbero nel cestino della carta straccia le mie lettere di protesta. PLOTONE D'ESECUZIONE Non ho invece nessun diritto di lamentarmi a proposito dei programmi di un'altra emittente, La Sette. Appartiene a una società che credo si chiami Telecom Italia Media. Non fa pagare nessun canone. E il suo amministratore delegato, Gianni Stella, è un manager con uno stipendio che non pesa sulle mie spalle di contribuente. Tuttavia, la magica televisione, anche quella piccola e privata, finisce sempre con l'insinuarsi nella vita di tutti. Per questo motivo, il dottor Stella, detto “Er Canaro” per la tremenda inflessibilità, vorrà permettermi un piccolo rilievo a proposito di un programma di presunta informazione della sua ditta: “Otto e mezzo”, condotto da Lilli Gruber. Conosco la Gruber da anni. È sempre stata rossa, al punto di essere eletta deputato europeo nella lista dell'Ulivo, nell'anno 2004. Da quando è ritornata al lavoro di televisionista il suo rosso è divenuto molto acceso. Per diventarlo ancora di più il giorno che ha intravisto la possibilità di stare nel plotone d'esecuzione del Berlusca, un tiranno inseguito da una miriade di cacciatori che vogliono la sua pelle. Mi guardo tutte le sere “Otto e mezzo” con un solo scopo: constatare se ogni volta la Gruber è in grado di superare se stessa quanto a faziosità politica. E devo riconoscere che ci riesce di continuo. Il suo settarismo sinistro è divenuto così bulgaro e blindato da farle dimenticare il proprio ruolo. Non è più una conduttrice imparziale, bensì uno dei litiganti invitati a discutere l'argomento della serata. Non credo di essere l'unico a pensarla così. Un signore che s'intende di tivù assai più di me, Aldo Grasso, il critico televisivo del “Corriere della sera”, ha steso il seguente verdetto: “La Gruber rappresenta un vecchio modo di fare giornalismo. Nel suo programma non c'è mai un percorso di conoscenza, ma solo uno scontro di opinioni, una parata di idee contrastanti. Il più delle volte immersa in un'atmosfera monocorde e anche un po' noiosa”. In questo scontro, la Gruber vuole sempre vincere. Per arrivare a questo risultato, adotta spesso il metodo del due contro uno. I due, ferrei anti-Cavaliere, sono lei e uno degli ospiti, entrambi nemici giurati del Caimano. L'uno è l'invitato di centrodestra. Destinato fatalmente a soccombere. E non metto nel conto il filmato di Paolo Pagliaro, che ogni sera offre alla compagna Lilli il proprio soccorso rosso. In quei minuti si passa al tre contro uno. Uno stato di fatto che diventa ridicolo, prima ancora che scorretto. ANTIQUARIATO POLITICO Il trionfo del metodo Gruber l'ho avuto sotto gli occhi per l'ennesima volta nell'“Otto e mezzo” di venerdì 4 marzo. L'ospite da pestare era Vittorio Feltri. I tre picchiatori erano Gruber, Pagliaro e Bruno Manfellotto, il direttore dell'“Espresso”. Ho lavorato con lui per anni e l'ho sempre considerato una persona seria e un collega da rispettare. Gli consiglierei di non prestarsi a diventare il Fantozzi della compagna Gruber. Lei è in grado di far ridere il pubblico da sola. Per lasciar riposare la sua star nel week end, sempre il dottor Stella ha concesso il fine settimana alla coppia Luisella Costamagna & Luca Telese. Qui siamo all'antiquariato politico. Telese è convinto di essere l'ultimo comunista rimasto in Occidente. La Costamagna sembra la zia ridanciana degli antagonisti odierni. Il combinato disposto è da vecchio Festival dell'“Unità”. Persino più noioso del nuovo spot di Telecom, quello che tutti i giorni e più volte al giorno comincia con lo strillo: “È nata Francesca!”. La vera scossa positiva per La Sette potrebbe essere una sola. Contaminare i generi. E proporre alla Rai uno scontro in diretta tra Ferrara e la Gruber. Da trasmettere su entrambe le emittenti. Sarebbe il match dell'anno. Forse colerebbe il sangue. Ma ormai, senza vedere il sangue, non ci divertiamo più a guardare la tivù. Ho una postilla da fare: chi vincerebbe fra Giulianone e Lilli? Credo di saperlo. Ma lo lascio immaginare ai lettori del Bestiario. di Giampaolo Pansa