Libia, carri contro folla: strage ad al-Zawiyah
I tank delle forze fedeli a Gheddafi aprono fuoco sui cortei: più di 200 morti. Raìs: "Sospendere le sanzioni dell'Onu". Frattini: "Colonnello è 'over', inaccettabile sparare a connazionali"
Le brigate fedeli al colonnello Gheddafi, nel 18esimo giorno della sommossa, hanno ripreso l'assedio e la sanguinosa offensiva contro i ribelli della città di al-Zawiyah, in Tripolitania e a 40 chilometri da Tripoli. L'obiettivo è riprendere il centro della città: le forze del regime hanno sfondato le linee dei ribelli, riferisce l'emittente al-Jazeera, che ha raccolto anche alcune testimonianze secondo le quali ci sono "persone ammazzate per strada" e i carri armati avrebbero aperto il fuoco contro la folla. Sembra inoltre che negli scontri di oggi abbiano perso la vita almeno 200 persone tra ribelli e civili e che tre soldati siano stati catturati. A dirlo è stato Abdel Jabbar al-Zawiyah, esponente dei ribelli della città. Al-Zawi ha aggiunto che "i rivoltosi hanno distrutto quattro carri armati e diversi veicoli militari che erano entrati nel centro della città ed ora controllano il centro cittadino". TANK NELLA CITTA' - Nel pomeriggio la battaglia ad al Zawiyah sembra essere giunta a un possibile drammatico epilogo. Secondo le testimonianze, dopo un nuovo attacco alla cittadina il cui centro è stato ancora bombardato a tappeto, i carri armati fedeli al raìs sono penetrati nell'insediamento e avrebbero aperto il fuoco contro abitazioni civili. L'agglomerato urbano resta circondato dalle truppe governative. "Ci sono carri armati dappertutto, e stanno aprendo il fuoco sulle case", ha denunciato uno degli abitanti della cittadina, raggiunto telefonicamente da Bengasi, roccaforte dell'insurrezione. "Ne ho appena visti sette accelerare sotto alle mie finestre, e il bombardamento prosegue senza sosta. Pregate per noi", ha mormorato l'uomo, prima che la linea cadesse di colpo. Un altro testimone oculare, un medico, al telefono ha raccontato di essere "intrappolato in mezzo al fuoco" delle artiglierie. Secondo il sito web almanaralink.com, vicino agli insorti, a Zawiyah sarebbero almeno quaranta i mezzi corazzati penetrati nel centro, e sparerebbero incessantemente sui civili. ALTRI FRONTI - I ribelli libici rimangono impegnati anche su altri fronti, quali i centri petroliferi di Brega, Ras Lanuf e Ajdabiya. Le forze ostili a Gheddafi hanno annunciato di aver preso il controllo di Ras Lanuf, a 300 chilometri a sud-ovest di Bengasi, ma la notizia è stata smentita da Tripoli. Anche in questa città, alcune fonti riferiscono di molteplici morti e feriti. Infine, è di almeno 27 morti il bilancio dei raid aerei compiuti nella notte dai caccia del regime contro alcuni obiettivi presenti fuori Bengasi, in Cirenaica. Successivamente si è appreso che nella battaglia di venerdì a Ras Lanuf per impossessarsi dei pozzi petroliferi i morti tra gli insorti sarebbero almeno otto e i feriti 21. GHEDDAFI: "SOSPENDERE SANZIONI" - Il Colonnello Gheddafi e il suo governo, intanto, in una lettera distribuita ai 15 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, hanno chiesto di adottare un atteggiamento di fermezza nei confronti degli "Stati che stanno minacciando di ricorrere alla forza nel Paese. Tale azione", continua la missiva, "contrasterebbe con la Carta delle Nazioni Uniti e le norme del diritto internazionale sulla sovrantià di uno stato ed il non intervento negli affari interni di quello stesso stato o sulla violazione della sua sicurezza ed integrità territoriale". Nella lettera si chiede inoltre che le sanzioni approvate dall'esecutivo Onu "vengano sospese in attesa che si accerti la verità" su quanto accaduto in Libia. FRATTINI: "IL COLONNELLO E' OVER" - "Gheddafi ormai è over: un regime che continua a sparare sulla folla e a uccidere i suoi connazionali non può più essere interlocutore per la comunità internazionale". Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in un'intervista al settimanale Gente in edicola il 7 marzo ribadisce la sua ferma condanna alla repressione degli inosrti operata dal dittatore libico. "Prima finisce e meglio è", aggiunge, "perché meno sangue di innocenti ci sarà". Secondo il titolare della Farnesina, la resa del Colonnello "dipende dalla pressione internazionale che faremo, se applicheremo fino in fondo le sanzioni appena decise e da quanto rapidamente ragioneremo sulla no-fly zone". LA RUSSA: "PARTONO NAVI ITALIANE" - "Per far fronte all'emergenza umanitaria in Libia, su richiesta del ministero degli Affari esteri, la marina militare sta provvedendo all'imbarco di tali materiali presso il porto di Catania". Lo ha spiegato in una nota il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, annunciando che "la nave Libra, scortata dalla nave Bettica, partirà nel pomeriggio alla volta di Bengasi dove si prevede l'arrivo nella giornata di lunedì. Dopo le migliaia di italiani e stranieri rimpatriati in Italia nei giorni scorsi", ha aggiunto La Russa, "continua l'impegno a tutto campo della Difesa per supportare la volontà nazionale e internazionale di assicurare la pronta risoluzione dell'emergenza umanitaria in corso e l'assistenza e supporto ai rifugiati". REGNO UNITO PRONTO ALL'INTERVENTO - Sul fronte delle operazioni militari, il governo britannico ha confermato che le sue truppe sono in stand-by per l'invio in Libia. Il terzo battaglione Black Watch del Royal Regiment of Scotland è pronto a partire "con un preavviso di 24 ore", ha fatto sapere il ministero della Difesa. Circa 200 uomini del battaglione sono già stati trasferiti in una base aerea a South Cerney, nel Wiltshire. Le truppe, ha sottolineato in una nota il dicastero, sono pronte a partecipare "alle operazioni umanitarie e di evacuazione", ma non "ad azioni di combattimento". BERLUSCONI: "OSCURO IL FUTURO DEL RAIS" - Intanto, da Helsinki, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha dichiarato che "nessuno al mondo può fare alcuna previsione sul futuro di Gheddafi" e che "in Libia bisogna continuare a dare impulso ai movimenti democratici".