Yara, un punteruolo l'arma del killer?
L'assassino avrebbe agito per un raptus: nessun "maniaco di Brembate". Gli errori degli inquirenti: Fikri farà ricorso
Il mistero di Yara è anche quello delle indagini. Il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate Sopra dopo tre mesi di ricerche non ha svelato ancora i motivi della sua morte. La ragazzina, come rivelato da Qn, potrebbe esser salita a bordo di un'auto di una persona che conosceva. Lì ci sarebbe stata l'aggressione a sfondo sessuale e il tentativo di fuga di Yara, che sarebbe stata colpita con un'arma da taglio, un coltello o forse un punteruolo. Infine, l'assassino avrebbe strangolato la vittima, ormai in fin di vita. Un omicidio indotto dall'ira o dalla paura, non opera di un killer o di un "maniaco di Brembate", come detto suggerito ieri dal sindaco del paese della Bergamasca. CASO FIKRI - Dubbi e ricostruzioni incerte che hanno comunque riacceso i riflettori sui buchi neri nel lavoro degli inquirenti. Mohammed Fikri, il giovane muratore marocchino incarcerato e rilasciato lo scorso 14 dicembre, rimane ufficialmente l'unico indagato sebbene il suo arresto fu considerato una gaffe clamorosa a causa di una telefonata intercettata e tradotta malamente. Il suo nome è ancora nel registro degli indagati, in un fascicolo avviato verso l'archiviazione. In ogni caso, se mai i sospetti si rafforzassero, non potrà essere processato: non è stato avvisato dell'autopsia sul corpo di Yara e dunque sarebbe tutto nullo. Nel frattempo i legali del marocchino stanno preparando un ricorso in Cassazione per i fatti di dicembre. Anche dopo la scarcerazione, il gip aveva convalidato il fermo ritenendolo lecito con gli elementi che erano stati acquisiti quando fu eseguito. Dito puntato, dunque, su quella frase "Perdonami, Allah, non l'ho uccisa io" rivelatasi poi un innocuo "Allah, fa che risponda!". GLI ERRORI NELLE RICERCHE - Tre mesi di indagini che sembrano, al momento, non aver portato a nulla. L'unico dato concreto è lo scetticismo, se non le critiche, a chi ha materialmente condotto le ricerche: i volontari della Protezione civile. Libero ha pubblicato la lettera di un anonimo soccorritore, spedita ai genitori di Yara, Maura e Fulvio Gambirasio, per chiedere scusa. "Ero a un passo da lei e non l'ho vista", supplica il volontario a proposito del mancato ritrovamento nel campo di Chignolo. Come scrive Alessandro Dell'Orto, la responsabilità degli eventuali errori non è da addossare ai 5.000 volontari ma alle Forze dell'ordine che dirigevano le ricerche. E la 'colpa' è stata anche della neve caduta copiosa (che ha nascosto corpo e odore di putrefazione) e vegetazione: "Bastava allontanarsi di un metro - ha ricordato l'uomo che ha ritrovato Yara, Ilario Scotti - e non si vedeva più nulla".