Il Cav s'è stancato: "Colle ci ostacola" Nel mirino i tre uomini del presidente
Berlusconi: "Lo staff di Napolitano è puntiglioso, frena le riforme". I 'colpevoli': Marra, Sechi e D'Ambrosio
Donato Marra, Salvatore Sechi e Loris D'Ambrosio: sono loro i tre uomini del presidente Napolitano che fanno sbuffare Silvio Berlusconi. Ieri il premier si è lamentato pubblicamente dei tempi lunghi imposti dal Quirinale sulle riforme: ""Quando il governo decide di fare una legge, questa prima deve passare" dal Colle e deve passare il vaglio "di tutto l'enorme staff che circonda" il Capo dello Stato. Uno staff, quello di Giorgio Napolitano, che "interviene puntigliosamente su tutto. Se una legge non gli va bene, la rinvia alle Camere". Fini, intervistato a Ottomezzo, ha detto che è così che funziona la democrazia e che Berlusconi sarebbe stato bocciato in un eventuale esame di diritto costituzionale. Però lo sfogo del Cavaliere è brusco ma non privo di fondamento. Il 'terzetto' era finito nel mirino di Berlusconi anche nell'aprile 2010: "Controllano minuziosamente anche gli aggettivi". Il soggetto, naturalmente, erano loro: Marra, segretario generale del Quirinale, Sechi, direttore dell'ufficio per gli Affari giuridici e le relazioni costituzionali, e D'Ambrosio, numero uno agli Affari dell'amministrazione della giustizia. La posizione di Napolitano diventa ufficiale solo dopo essere passata al vaglio dei tre esperti-consigliori. Donato Marra è un fedelissimo del presidente, con lui collabora fin dagli anni Novanta, quando l'ex papavero del Pci era presidente della Camera. Marra arrivà a Montecitorio qualche tempo prima, scelto da un'altra grande comunista, Nilde Iotti. Marra però si è formato in ambito democristiano ed infatti torna all'ovile col governo Dini (gennaio '95 - maggio '96) come sottosegretario alla Giustizia. Salvatore Sechi è al Quirinale già con Francesco Cossiga, nel 1985 come capo di gabinetto. Oscar Luigi Scalfaro lo promuove direttore dell'ufficio Affari giuridici e lì rimane anche con Ciampi e Napolitano. La lettera del presidente a Vizzini sui rischi di incostituzionalità del Lodo Alfano è farina del suo sacco. Loris D'Ambrosio, invece, cura i rapporti col Csm: magistrato, ex collaboratore dei ministri della Giustizia di centrosinistra Flick e Diliberto), sotto Ciampi frenò la legge Cirami sul legittimo sospetto.