Stefania Craxi: "Tripoli, Onu si deve schierare subito"
La sottosegretaria agli Esteri a Belpietro: "Europa non si rende conto del rischio profughi. Libia può finire in mano a gruppi estremisti"
La situazione in Libia rimane drammatica e confusa. Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, a La Telefonata di Mattino 5 ne parla con il sottosegretario agli Esteri del governo, Stefania Craxi. Le notizie che arrivano dalla Libia sono ancora preoccupanti, soprattutto per quel che riguarda i profughi: ci sarebbero 50mila persone che domenica hanno oltrepassato il confine. Certo non tutti, ma potrebbero arrivare in Italia. Naturalmente questa è l'emergenza umanitaria che noi temiamo: migliaia di profughi sulle nostre coste. Ci stiamo attrezzando, ma chiediamo anche l'aiuto dell'Unione Europea. La rivolta libica è la più grave di quelle scoppiate in nordafrica. Intanto per la scelta del leader di operare una sanguinosa repressione, e anche per la sua peculiarità. La Libia non è una realtà statuale forte, c'è un sistema di rapporti personali tra capi tribali. Non c'è parlamento, sostanzialmente. No, questo ha impedito la crescita di forti centri di potere alternativo. Rende difficile la creazione in poco tempo di un'organizzazione di governo fondata su basi diverse. Ma secondo lei quante persone stanno ancora con Gheddafi e soprattutto quante città e località controlla ancora il rais? Gheddafi appare isolato. Anche i doganieri più fedeli lo hanno abbandonato. Sembra rinchiuso in un bunker con pochi lealisti che sparano sulla folla. Credo che il suo destino sarà drammatico: ha compiuto scelte inaccettabili. Ma quanto potrà resistere in queste condizioni? E' difficle dirlo, tutto si sta consumando in poche ore. E' immaginabile che questa settimana si chiarisca di più la situazione e si capisca chi governa? Si legge che a Bengasi già ci sarebbero comitati per il controllo della città. E' stato nominato un coitato popolare nelle zone liberate, è stato istituito il consiglio nazionale libico che gestirà il paese giorno per giorno. Ma è importante la risoluzione dell'Onu, che ha stabilito sanzioni dure, tra le quali l'embargo alle armi e il blocco dei beni, ma soprattutto ha dato un quadro giuridico a un possibile intervento umanitario sotto l'egida dell'Onu. Ma è possibile questo intervento? Non si rischia di finire in una situazione confusa e pericolosa come fu la Somalia? La situazione è difficile, ma proprio per impedire che diventi una seconda Somalia credo che la comunità internazionale debba sostenere se c'è una volontà o un governo che possa condurre il paese verso un assetto democratico. Il rischio è che queste rivolte senza piattaforma politica finiscano nelle mani di gruppi organizzati, violenti ed estremismi. Sembra però che non ci sia ancora un intervento deciso dell'Europa soprattutto sul fronte dei profughi. Un aiuto non c'è. La sensazione è che ancora l'Europa nel suo complesso non si renda conto fino in fondo della situazione e di una possibile crisi. Il governo italiano si sta attrezzando in tutti i modi, i nostri centri possono ospitare 6mila profughi. Lei conosce bene la Tunisia, suo padre vi è sepolto. Che cosa sta succedendo? La Tunisia è una situazione un po' diversa. L'esercito ha retto, esiste una solida classe media, ci sono forze nel Paese che possono organizzare la transizione. Certamente anche la pressione dei profughi libici peserà sulle frontiere del Paese. E peserà su tutti lo stop alla ripresa economica. Nessuno si immaginava proteste del genere, compreso l'Egitto. E' possibili ceh ci saranno anche in altri paesi? La verità è che l'Europa si è fatta trovare totalmente impreparata di fronte a un avvenimento inevitabile. Le transizioni dei grandi paesi arabi era inevitabile. Due fattori sono scatenanti: la crisi economica che ha pesato molto sui giovani, e il sistema internet che è stato un veicolo di mobilitazione formidabile. Certamente è stato presentato il conto anche a noi: l'Europa è stata sorda in questi anni e non si è occupata a sufficienza della crescita del nostro sud, e ora stiamo pagando questo scotto.