Fallaci e il destino dell'Europa: "Aprire agli immigrati? Un suicidio"
Crisi in Nord Africa, parla Bat Ye'or, amica della scrittrice ed inventrice del nome 'Eurabia' / BORGONOVO
Se oggi parliamo di Eurabia e conosciamo i pericoli legati a questa parola è grazie alle profezie della Fallaci. Ma anche grazie al lavoro di Bat Ye'or la «grande esperta dell'Islam» (così la definiva Oriana in La Forza della Ragione) che lo ha diffuso con il libro intitolato appunto Eurabia (pubblicato in Italia da Lindau, come gli altri suoi lavori). Ebrea di origini egiziane, Bat Ye'or vive in Svizzera, da dove oggi osserva con apprensione l'incendio mediorientale. Masse di immigrati si preparano a raggiungere l'Europa. Si avverano le profezie della Fallaci? «Sì, naturalmente. È un periodo molto difficile e pericoloso per noi europei. Come ha detto il ministro italiano Maroni, molti immigrati hanno già cominciato ad arrivare a Lampedusa. Immagino che ci sarà un'immigrazione di massa, se questo domino delle rivoluzioni continua». Che cosa dobbiamo aspettarci dalle rivoluzioni? «Da una parte si spera che possa nascere qualcosa di diverso dai regimi dittatoriali visti finora e che questi popoli possano uscire dalla miseria, dalla corruzione e dall'ignoranza. Però mi sembra che non ci siano dei leader in grado di unificare le speranze di queste folle, che sono enormi. Vedo tante persone che gridano per strada, ma mi sembra che non ci sia alcun pensiero politico. I manifestanti gridano di volere la libertà e la democrazia, ma che significano per loro queste parole? Per ottenere la democrazia si deve avere un pensiero, fare un'analisi politica, si deve comprendere a fondo che cosa comporta la democrazia». Le sembra che i manifestanti non lo comprendano? «Mi sembra che queste persone abbiano avuto l'ordine di gridare: “Vogliamo la libertà e la democrazia”, come se potessero scendere dal cielo. Ma non è così che si ottengono. Il fatto è che non ci sono leader con cui parlare. Le uniche organizzazioni ben strutturate nell'area sono i Fratelli musulmani e Al Qaeda. E poi c'è da considerare che la popolazione libica è molto frammentata: è divisa in tribù, non è una nazione omogenea. Sono già divisi». Pensa che le rivolte siano orchestrate dagli estremisti islamici? «Non posso dirlo con certezza, ora. Sono sicura che queste rivoluzioni che arrivano l'una dopo l'altra con le stesse parole sono organizzate da qualcuno, ma non so chi. Possono essere i Fratelli musulmani, ma anche l'Iran». Come ha detto, le uniche organizzazioni strutturate in quelle zone sono fondamentaliste. «Se sono i Fratelli musulmani ad aver organizzato tutto, stanno giocando molto bene. Si nascondono dietro le folle perché non vogliono spaventare l'Occidente. Fingono di non avere nulla a che fare con questa rivoluzione, dicono che sono pacifici. Ma non lo sono affatto. Mi sembra che tutto ciò sia molto triste. Questi popoli chiedono soldi, pane, lavoro. Che cosa otterranno di tutto questo secondo lei?». Dunque non ci sono basi per la democrazia. «Guardi che cosa è successo con l'Iraq di Saddam. Una volta caduto lui, creare una democrazia era possibile. Ma non è stata creata, perché non ci sono i fondamenti. Intanto perché la democrazia, secondo me, non è compatibile con la Sharia. Il principale fondamento della democrazia è l'eguaglianza fra le persone. Ma con la Sharia, per esempio, non c'è eguaglianza fra uomo e donna, fra musulmani e non musulmani. Mi chiedo ancora: che cosa significa democrazia per questi manifestanti, che sono musulmani? Sono sicura che non vogliono abbandonare la legge islamica». Che deve fare l'Europa per fronteggiare l'immigrazione di massa all'orizzonte? «Gli europei non devono accettare ulteriore immigrazione. È una questione di sopravvivenza. Gli europei non sono responsabili di quello che succede nei Paesi musulmani. Ci sono 56 Stati musulmani o a maggioranza musulmana. I musulmani dei Paesi in rivolta devono emigrare lì. L'Europa non è una terra di immigrazione, nessuno ci forza a intraprendere una politica suicida perché questi Paesi fanno la rivoluzione. L'Europa può aiutare, certo, ma non accogliere tutti, tanto più ora che siamo in un momento di recessione economica. Abbiamo molti e gravi problemi. Queste rivoluzioni sono un problema del mondo musulmano. I Paesi islamici devono responsabilizzarsi, smettere di chiedere soldi all'Europa per poi, allo stesso tempo, detestarla. Una volta tanto, l'Ue dovrebbe avere una posizione molto ferma e prendere in considerazione gli interessi di propri cittadini prima di pensare ad aiutare altri popoli a detrimento degli europei». Che cosa ricorda della Fallaci? «Non l'ho mai incontrata di persona, ci sentivamo sempre al telefono. Mi chiamava lei, le mandavo dei documenti. Oriana mi telefonava spesso. Vedeva la sua agonia dovuta al cancro come l'agonia dell'Europa. Amava tantissimo l'Italia, la sua arte, la sua cultura. Aveva ragione a temere per il suo Paese. Per amore dell'Italia ha lottato fino alla fine. Me la ricordo come una donna coraggiosa». di Francesco Borgonovo