A Sanremo rispunta Roberto Benigni, strapagato per sparare sul governo
Domani sul palco dell'Ariston leggerà l'inno di Mameli per soli 200mila euro. Da Saviano era andato gratis
Questa volta si farà pagare. E, a quanto risulta dalle indiscrezioni, mica poco. Roberto Benignini, per salire domani sera sul palco dell'Ariston potrebbe incassare duecentomila euro, forse pure di più. Pensare che l'ultima apparizione in Rai l'aveva fatta a titolo gratuito, partecipando al programma di Roberto Saviano e Fabio Fazio Vieni via con me. In quell'occasione, però, il comico doveva difendere una buona causa: c'era da parlar male di Berlusconi in diretta. Certe cose non hanno prezzo. Per tutto il resto, invece, ci sono le casse di viale Mazzini. Forse stavolta il motivo della comparsata non basta a giustificare la trasferta senza rimborso spese. Benigni infatti dovrà parlare dei 150 anni dell'unità d'Italia, a cui la puntata è dedicata. «Farà l'esegesi dell'inno di Mameli», ha spiegato ieri Gianni Morandi, «sarà una cosa sobria e solenne sul canto degli italiani». Fateci capire: per Saviano contro Silvio anche a costo zero; per la Patria e il Tricolore fanno duecentomila euro? Inoltre, a Vieni via con me il monologo è durato quasi un'ora, a Sanremo invece dovrebbe contenersi in trenta minuti. A sentire tutto ciò, alle Lega è venuto il mal di fegato. Il senatore Cesarino Monti, affilato, ha domandato come mai «il patriota Benigni, con la sua morale prende il 60% in più dell'indennità di un anno di un parlamentare. Dove sono i moralisti? Dove sono quelli che pagano il canone, i ricercatori, i cassintegrati, i precari e chi vive con 1200 euro al mese?». Malumori anche per Roberto Giachetti del Pd, secondo cui sul toscano si usano «due pesi e due misure». Oggi, dice, lo si accoglie con gioia, su RaiTre con Fazio rinunciò al cachet. Secondo il direttore di RaiUno Mauro Mazza è tutto a posto: «C'è la volontà di incontrarci, si sta chiudendo la trattativa, non ci sono richieste esagerate. Benigni ha trovato l'idea giusta e siamo felici di averlo». Mazza ha detto poi che si aspetta «una prestazione da Oscar». Parliamoci chiaro: che un artista abbia diritto ad essere pagato se lavora è sacrosanto. Tanto più che Benigni porta ascolti mostruosi. Quando apparve da Saviano gli spettatori si moltiplicarono: da circa sette a nove milioni. E nel 2009, allorché si manifestò nel Sanremo di Paolo Bonolis totalizzò il 47.10% di share (in quel caso si parlò di 350 mila euro d'ingaggio). Il problema non è il compenso del comico, quanto gli argomenti che tratterà. Anzi, l'argomento, perché di solito è uno solo: Silvio. Dall'amico Saviano l'ha massacrato con canzoncine, frizzi e lazzi. Lo stesso fece nel 2009, quando all'Ariston (dopo aver citato Veltroni e il Pd) si lanciò contro il ministro Alfano e poi di nuovo contro il premier. Morandi, al solito, rassicura tutti: «Benigni non farà sberleffi, non è venuto per mettere in ridicolo l'unità d'Italia». Ma poi è costretto ad aggiungere: «Anche se uno come lui può fare quello che gli pare». Ecco, se “quello che gli pare” è sbeffeggiare il Cavaliere, giovedì può stare a casa. Su RaiDue, pagato apposta, c'è già Michele Santoro: vorrà mica rubargli il lavoro? di Francesco Borgonovo