Con le Olgettine, "l'effetto sfilata" arriva in tribunale
Le ragazze in Aula diventano arma mediatica delle toghe. Minetti, Mora e Fede potrebbero non rispondere ai pm / SPECCHIA
La vera paura, l'ultimo terrore non è il processo giudiziario (lì il premier potrebbe anche sfangarla, forse). È il processo mediatico. Immaginatevi la passerella: sbuffi di silicone e borsette di Prada sui gradini scivolosi del palazzo di Giustizia di Milano. Ecco le quattordici Olgettina's Girls: la mora Miriam Lodo con le esotiche Espinosa e Visan; e le due Barbara -Guerra e Faggioli- gemelle diverse; e Imma ed Eleonora De Vivo gemelle identiche; e Lisney Barizonte detta Lisa che si “comporta come se fosse la fidanzata ufficiale”; e Marysthelle Garcia Polanco la creola che si lamenta delle scortesie della polizia mentre il suo fidanzato viene beccato in auto con tanta cocaina da impanarci le cotolette. Per non parlare di Sara Tommasi, la donna che si dice inseguita dai servizi segreti e non beve più nei bicchieri altrui per via delle droghe solleticanti “pazzie sessuali”. Ecco. É questo flusso di showgirl, attrici, escort che spaventa realmente Silvio Berlusconi e il suo entourage. La prospettiva di una sputtanamento quotidiano, diuturno davanti alle telecamere e ai taccuini di mezzo mondo l'atterisce. Perché ha il sapore del deja vu, della Tangentopoli del '92, dei cronisti appollaiati ogni giorno sui marciapiedi di corso di Porta Vittoria. Dei pm che sgusciano in pausa pranzo nel bar Forum, all'ingresso di via Manara in attesa di essere molestati dalla libera stampa alla ricerca di notizie. Un affresco straniante. Da un lato s'ergono Ilda, Cristina, Gabriella, Giulia, Orsolina, Carmen, il collegio giudicante femminile che processa un premier ipervirile in formidabile contrappasso. Dall'altro le ragazze dell'harem che trotterellano a frotte sotto il bancone dei testimoni, magari costrette a ripetere in pubblico mozziconi d'interrogatorio a base di appartamenti, di buste milionarie, di “culi flaccidi”. Certo, di tale straziata pochade mancheranno i protagonisti principali: Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede il quali, essendo indagati per reati connessi, se convocati potrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere; e quindi non saranno convocati. Certo, potrebbe rivedersi Ruby con una sua, ennesima, versione dei fatti: arruffata dal punto di vista testimoniale, decisiva nella manovra del consenso. Ma, processo chiama processo. E, nonostante dal 28 febbraio al 4 aprile per Berlusconi di processi ne sbocceranno ben quattro (con i Mediaset, Mediatrade e Mills), è questo il più insidioso: perché produce vergogna pubblica e calo di consensi. E questo processo potrebbe germinare, allungare i suoi tentacoli a Napoli. A Roma. Potrebbe arrivare al “ramo romano” alle residenze di Palazzo Grazioli e Tor Crescenza. Potrebbe evocare le figurine di Iris Berardi, di Elisa Toti, di Sabina Began l'ape regina, di Rada detta Giada la lituana del Lotto alle otto. Potrebbe ricamare su Virgina Saint Just che al Fatto dichiarò «Quel che Silvio tocca diventa cenere»; e, addirittura, richiamare Raffaella Fico dall'Isola dei famosi. Tutto ciò sarebbe uno stillicidio devastante per l'istituzione Berlusconi, trattato oggi un po' come Craxi un po' come il Richard Nixon del Watergate, indipendentemente della pronuncia di qualsiasi sentenza. Dal tribunale milanese il giudizio più affilato rimane quello di Michele Saponara, vecchio grande avvocato e deputato forzista del '94 che declina amaramente l'affetto per il suo Presidente: «Si è messo nelle mani di lupe affamate e ora se lo stanno mangiando». Se siano le lupe in toga o quelle senza, non è dato di sapere... di Francesco Specchia