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Svizzera, vince il 'no" al referendum anti-fucili

Bocciata l'iniziativa: durante gli anni della leva le pistole possono stare nel proprio domicilio

Andrea Tempestini
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Lo Svizzera boccia il divieto di tenere le armi militari in casa. La maggioranza dei Cantoni, infatti, ha votato "no" al testo dell'iniziativa popolare "Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi". Gli Svizzeri erano stati chiamati a votare per porre fine a quella che è una tradizione che ha poche similitudini al mondo, quella che consente ai cittadini elvetici di tenere pistole e fucili d'assalto dell'esercito nel proprio domicilio durante gli anni degli obblighi militari. Sovente le armi vengono tenute in cantina o in soffitta, e il referendum chiedeva la creazione di un registro nazionale per le armi da fuoco, principalmente per cercarre di porre un freno all'altissimo tasso di tragedie familiari che si verificano nel Paese. "RETAGGIO DELLA GUERRA FREDDA" - Chi proponeva l'iniziativa, osteggiata dall'esecutivo e dalla maggioranza parlamentare, sosteneva che la detenzione del fucile d'assalto a casa è "un retaggio della guerra fredda" che non trova più giustificazioni. Il referendum promosso da diverse organizzazioni e dalla sinistra, proponeva oltra alla creazione del registro, l'obbligo di custodire le armi d'ordinanza militari in locali sicuri dell'esercito, e preveedeva il divieto di acquistarle al termine del servizio militare. "Ogni anno in Svizzera circa 300 uomini, donne e bambini, perdono la vita a causa delle armi da fuoco", hanno spiegato i promotori del referendum. Nella Confederazioni, un'abitazione privata su tre ospita almeno un'arma da fuoco, per un totale di 2,3 milioni. Ma nel Paese, la presenza di armi nelle case ha delle ragioni storiche: i miliatri, infatti, custodiscono generalmente la propria arma a casa, poiché "parte integrante dell'equipaggiamento militare personale".

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