Fini si è confuso: "Cav, dimettiamoci tutti e due"
Assemblea Fli, proposta choc a Berlusconi: "Passo indietro per andare al voto". Sulla doppia carica: "Non lascio Montecitorio"
Gianfranco Fini, domenica, è stato protagonista di un intervento fiume all'Assemblea Costituente di Milano di Futuro e Libertà. Il presidente della Camera non si è lasciato sfuggire l'occasione per sferrare un durissimo attaco al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: "Lancio questa sfida al premier: sono pronto a dimettermi domani mattina se prende atto che se io sono presidente della Camera anche perché ho preso i voti di Forza Italia, lui è premier anche perché lo hanno votato tanti uomini e donne di An. Credo che faremmo entrambi una splendida figura nel momento in cui dicessimo "Ci si dimette", per consentire agli italiani di esprimersi con il voto. Immagino già i flash della agenzie", ha proseguito, "ma state tranquilli: Berlusconi non lascerà la sua poltrona. Troverà sempre qualcuno "disponibile" per andare avanti. Questo è il suo intendimento". LA DOPPIA CARICA - Gianfranco ha poi proseguito il festival dell'ipocrisia cominciato venerdì, all'apertura dei lavori della Costituente, ed è tornato a parlare del suo doppio ruolo, di presidente a Montecitorio e leader dei futuristi. "Non posso mettere insieme il ruolo politico e il ruolo di presidente della Camera. Oggi stesso mi autosospenderò da presidente di Fli, ma non ripetiamo errori del passato, serve una governance chiara del partito". Fini, piuttosto che lasciare la presidenza della Camera, si "autosospende" dalla presidenza di Fli a cui era stato appena eletto per acclamazione. : una scelta che si commenta da sola. Cresce così il peso politico di Italo Bocchino, che assurge al ruolo di vicepresidente. Stando allo Statuto provvisorio del partito, approvato dall'assemblea, Fini ha quindi nominato un Ufficio di presidenza composto dallo stesso Bocchino, dal coordinatore nazionale Roberto Menia, dal presidente del gruppo al Senato Pasquale Viespoli, dal presidente del gruppo alla Camera, che sarà eletto nei prossimi giorni e per cui dovrebbe essere indicato Benedetto della Vedova. Dell'ufficio di presidenza fanno parte anche il portavoce Adolfo Urso e il presidente eletto dell'Assemblea Nazionale, carica per la quale sarà indicato Andrea Ronchi. POLITICA E MAGISTRATURA - Fini nel suo discorso è poi tornato sui rapporti tra politica e magistratura. "È sacrosanto dire "Si abbassino i toni, si evitino scontri", ma se i ministri dicono che i primi che devono abbassare i toni sono i magistrati è evidente che c'è un approccio da parte di qualcuno nell'esecutivo che non può portare al raffreddamento del confronto. I magistrati indagano, se sbagliano pagano, al pari dei cittadini, ma la politica non può attaccare frontalmente la magistratura". Gianfranco, insomma, si schiera apertamente al fianco delle toghe. "Noi non ci siamo messi di traverso alla riforma della giustizia", ha risposto così alle critiche di Berlusconi che addebita a Fini i ritardi nell'azione di riforma della giustizida del governo, "ma a una riforma finalizzata a garantire posizione personali e non certo a migliorare la giustizia in Italia". CASO RUBY - Infine una battuta sul Ruby Gate: "E' motivo di dolore per tutti gli elettori che si identificano anche all'estero con il centrodestra, ed è anche motivo di imbarazzo per molti dirigenti del Pdl, visto che siamo diventati lo zimbello del mondo occidentale per comportamenti che nulla hanno a che vedere con le dinamiche politiche". Poi un indiretto riferimento alla manifestazione delle donne di ieri: "Basta considerare la donna in ragione della sua avvenenza, disponibilità", ha aggiunti Fini. E' necessario, ha concluso il moralista di Montecarlo, «proporre ai giovani un sogno, una bandiera ideale" perché "ai nostri figli non si può far balenare l'idea che c'è sempre una scorciatoia per arrivare al successo, e che il valore più importante è il denaro".