Egitto, folla assedia Parlamento. Suleiman: "Pronta transizione"
Nuovo corteo, in piazza più di 300mila persone. Liberato manager Google. Human Rights Watch: "Quasi 300 morti"
L'Egitto ha un piano e un calendario per il trasferimento pacifico dei poteri. Lo ha affermato il vice presidente Omar Suleiman dopo un colloquio con Hosni Mubarak. Suleiman ha inoltre ribadito che non ci saranno conseguenze per gli attivisti che da 15 giorni protestano per chiedere le dimissioni del rais egiziano. "Siamo sul percorso giusto per uscire dalla crisi" ha detto Suleiman. Proprio oggi Mubarak ha varato una commissione con il compito di emandare la Costituzione. Ma a migliaia di persone non basta: questa mattina i manifestanti presidiavano ancora piazza Tahrir, al Cairo. L'obiettivo, nel quindicesimo giorno di protesta, non cambia: ottenere le dimissioni del rais del Paese africano. Sempre per oggi è previsto un nuovo round di colloqui tra il vicepresidente egiziano e i rappresentanti dell'opposizione dei Fratelli Musulmani. NUOVA MANIFESTAZIONE - I manifestanti hanno passato la notte sotto alcune tende o avvolti in coperte, mentre altri si sono accampati ai piedi dei tank dell'esercito dispiegati su differenti accessi alla piazza. Su internet il movimento del 6 aprile aveva lanciato un nuovo appello per una manifestazione: secondo i Fratelli Musulmani, principale gruppo di opposizione a Mubarak, nel luogo simbolo della rivolta al momento ci sono almeno 300mila persone. La folla sta accerchiando le sedi delle due camere del Parlamento, quella del ministero dell'Interno e quella della tv di Stato, chiedendo a gran voce un passo indietro da parte del presidente. RILASCIATO MANAGER GOOGLE - Intanto, il rilascio del manager di Google, Wael Ghoneim, uno dei volti simbolo della protesta nata sul web, dopo due settimane in cui ha riferito di esser stato tenuto bendato in un carcere di sicurezza, è stata un'iniezione di fiducia per i manifestanti. Ghoneim, capo della sezione marketing di Google per il Medio Oriente e il Nordafrica, era scomparso dal 28 gennaio. "Io non sono un simbolo, un eroe o qualcosa di simile: ma ciò che è successo a me è un crimine", ha raccontato il giovane dopo la sua liberazione. "Dobbiamo abbattere questo sistema basato sul non poter parlare". E poco dopo, un post su un sito di social network, diceva "chiunque abbia visto l'intervista di Wael Ghoneim e non andrà alla manifestazione di domani non ha cuore". IL BILANCIO - Per la prima volta dall'inizio delle manifestazioni giungono bilanci ufficiali sulla reale portata dei disordini nelle piazze egiziane. Secondo Human Rights Watch, organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, sono almeno 297 i morti in quindici giorni di protesta. Al Cairo le vittime sono 232, ad Alessandria 52 e a Suez 13. Molti dei caduti sono stati colpiti da proiettili di gomma o gas lacrimogeni, in entrambi i casi sparati a distanza troppo ravvicinata. Il bilancio però, informa l'organizzazione, è di sicuro più alto. MUBARAK ALZA GLI STIPENDI - Per cercare di sedare almeno parzialmente le proteste, Mubarak si è impegnato ad aumentare i salari del settore pubblico. L'82enne leader ha riunito per la prima volta i membri del suo nuovo governo. E secondo l'agenzia ufficiale Mena, oltre a promettere un'inchiesta "indipendente" sulle violenze dei giorni scorsi, l'esecutivo ha approvato un piano per aumentare gli stipendi del settore statale del 15 per cento a partire da aprile e si è impegnato a spendere 6,5 miliardi di sterline egiziane (940 milioni di dollari) per aumentare le pensioni. L'esecutivo ha dato inoltre istruzione per "la creazione di una Commissione di Inchiesta trasparente, indipendente e imparziale" sugli scontri a piazza Tahrir tra sostenitori del regime e manifestanti, che hanno causato almeno 11 morti e quasi 1.000 feriti, secondo le stime ufficiali. WIKILEAKS: MUBARAK SI OPPONEVA A PRESSIONI USA - Mentre il conflitto si prepara a una difficile transizione, Wikileaks rivela che Mubarak resisteva ad ogni pressione americana per concessioni democratiche. E' quanto si legge i cablogrammi diplomatici americani che, sebbene scritti due anni fa, ben descrivono l'atteggiamento assunto in questi giorni dal rais. Secondo un dispaccio del 19 maggio 2009, "niente fa capire la visione di Mubarak meglio della sua reazione alla richiesta di aprire l'Egitto ad una vera competizione politica e a ridurre il pervasivo controllo dei servizi di sicurezza". Il Rais ama infatti ricordare "i risultati dei precedenti sforzi americani per incoraggiare le riforme nel mondo islamico", citando quanto accadde allo Shah dell'Iran e la vittoria di Hamas alle elezioni locali palestinesi del 2006. E nota anche come Saddam Hussein in Iraq riuscisse "a tenere il paese unito e contrastare l'Iran". Per Mubarak, nota il dispaccio, "è meglio che alcuni individui soffrano (per la repressione ndr) che rischiare il caos in tutta la società".