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La Lega chiede giustizia: "Ora nuove commissioni"

Calderoli: "Siamo al governo per avere il federalismo". Aut aut del Carroccio: Maggioranza deve essere la stessa di Camera e Senato"

Andrea Tempestini
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Il federalismo torna ad agitare la scena politica: sull'intricata vicenda dell'approvazione dei decreti legislativi che costituiscono il cuore del provvedimento è tornato a parlare il leghista Roberto Calderoli: "E' evidente che alcune difficoltà nelle Commissioni parlamentari debbono essere risolte: se si è in condizione di poterlo fare siamo della partita, se siamo di fronte a un'oggettiva impossibilità tanto meglio staccare la spina". Successivamente il ministro ha aggiunto che il senso delle sue parole, "come accade spesso ultimamente", è stato travisato. IL PROBLEMA DELLA MAGGIORANZA - Il ministro della Semplificazione - dopo che la scorsa settimana il provvedimento sul federalismo municipale, bocciato in Commissione, era stato riproposto sotto forma di un decreto poi bloccato dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano - sottolinea che "si deve porre il problema della maggioranza oltre che alla Camera e al Senato anche nelle commissioni, questo è il primo punto da correggere". Il riferimento di Calderoli è agli squilibri registrati nella Commissione delegata ad approvare il federalismo, dove il voto contrario del deputato di Fli, Mario Baldassarri, ha sostanzialmente ribaltato gli equilibri parlamentari. "INSEGUIAMO RIFORMA DA 30 ANNI" - Per Calderoli la priorità rimane il federalismo, anche rispetto all'ipotesi di tornare alle urne: "La Lega da trent'anni insegue il federalismo, e ragionevolmente in un paio di mesi la riforma avrà un suo quadro generale. Dopo trent'anni di battaglia, e di fronte a due mesi in più per portare a casa il risultato, la spinta di Bossi ad andare avanti è una scelta di buonsenso". LA "RETROMARCIA" DI CALDEROLI - Successivamente Calderoli è tornato sulle sue parole, specificando che "come accade spesso ultimamente, dici fischi e poi trovi scritto fiaschi". Il ministro, infatti, ha affermato di non aver intenzione di "staccare la spina" al governo, perché l'obiettivo è "la realizzazione delle riforme e lo stare al governo rappresenta lo strumento proprio per raggiungere questo obiettivo: le riforme". INCONTRO CON NAPOLITANO - Il ministro, rispondendo a una domanda sull'incontro programmato al Quirinale, ha poi aggiunto: "Andremo a parlare con il presidente della Repubblica, ma non domani. Noi", ha aggiunto, "abbiamo sempre tenuto in grande considerazione il Capo dello Stato e periodicamente, con Bossi, andiamo ad aggiornarlo sul cammino della riforma".

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