Deliri di Bocchino: "Dossieraggio del Cav contro di noi"
CASA A MONTECARLO. Il capogruppo Fli in trincea per difendere Fini: "Operazione ad orolegeria orchestrata da Berlusconi". Poi se la prende con Frattini
Gianfranco Fini manda in trincea il fido alleato Italo Bocchino. Da Santa Lucia sono arrivate le carte che inchiodano il leader futurista: la casa monegasca è di Giancarlo Tulliani. Ma per Bocchino l'arrivo del documento fa parte di un'operazione di "dossieraggio ad orologeria contro Gianfanco Fini il cui mandante è Silvio Berlusconi, al solo scopo di distrarre l'opinione pubblica da quanto sta emergendo dalle carte dell'inchiesta di Milano" sul caso Ruby. IL GIUDICE BOCCHINO - Il capogruppo di Fli preferisce parlare del Cavaliere piuttosto che delle magagne del suo leader: quella che coinvolge il premier, a detta di Italo, è una vicenda "inquietante di sesso, di soldi e di appartamenti e i commenti degli interessati, a partire dalla Minetti, lasciano sgomenti. Parliamo di chili di cocaina, non di grammi, ma di chili, quantità da narcotrafficanti, trovati in appartamenti riconducibili al premier". Il giudice Bocchino, insomma, ha già emesso la sua sentenza. "SUBITO ELEZIONI" - Ma non è tutto. Bocchino prosegue: "Sfidiamo Berlusconi. Se vuole liberarsi di Fini allora abbia il coraggio, se ne ha, di andare al voto". Il capogruppo invita ad andare "subito alle elezioni, e se vincerà Berlusconi potrà mettere al posto di Fini un frequentatore di Arcore, Frattini o Schifani. Noi siamo preoccupati dell'asservimento delle istituzioni ai personali e privatistici disegni di Berlusconi. E siamo sicuri che Berlusconi resterà asserragliato a Palazzo Chigi perché il giorno in cui si andrà al voto sarà anche il giorno della fine di Berlusconi". BORDATA CONTRO FRATTINI... - Il delirio di Bocchino riserva poi delle bordate anche al ministro degli Esteri, Franco Frattini, bollato come "inadeguato a ricoprire il suo delicato ruolo istituzionale perchè ha dimostrato di essere subordinato agli interessi privati di Berlusconi, che gli ha fatto fare cose che nessun ministro degli Esteri avrebbe dovuto fare". Per Italo, Frattini "ha infangato il ruolo e il prestigio della diplomazia italiana per la sua debolezza che non gli ha consentito di dire no a Silvio Berlusconi. Si è dimostrato un ministro inadeguato a guidare la diplomazia italiana". ...E POI SCHIFANI - Per non farsi mancare proprio nulla, al termine del suo discorso il capogruppo Fli si è scagliato anche contro il presidente del Senato: "Se c'è un presidente di un ramo del Parlamento che deve fare un passo indietro, è Schifani", ha sentenziato Bocchino, stigmatizzando la discussione delle carte di Santa Lucia a Palazzo madama. Per Italo è "gravissimo il comportamento di Schifani che, anche lui come Frattini, si presta alle richieste di dossieraggio istituzionale da parte di Berlusconi". La conclusione dell'intervento è tutto un programma: "Mentre sfidiamo ancora a trovare un atto che non sia rispettoso del proprio ruolo istituzionale da parte di Gianfranco Fini, è Schifani che oggi lo ha fatto e deve fare un passo indietro". Evidentemente il futurista non ha letto le carte che sono arrivate da Santa Lucia. Fabrizio Cicchitto, da par suo, ha replicato alle parole di Bocchino laconicamente: "L'attacco polemico del Fli è di straordinaria crudezza e arroganza". REPLICA DEL PDL - "Troviamo veramente incredibile che Fli, anzichè apprezzare la misura e l'approccio istituzionale con cui il ministro Frattini, a cui esprimiamo la nostra piena vicinanza e solidarietà, ha risposto doverosamente a un'interrogazione parlamentare, cerchi come nelle peggiori tradizioni dei nemici giurati di Berlusconi, di adire improvvidamente la scorciatoia giudiziaria, che è peraltro proprio preclusa dalla evidenza dei fatti". Questa l'equilibrata risposta del Pdl allo scomposto attacco di Bocchino. "DISPERATO TENTATIVO DI DEPISTAGGIO" - La nota del coordinamento nazionale prosegue: "Anche una superficiale conoscenza delle norme, valide per tutti, senza neanche la necessità di scomodare le prerogative costituzionali dei parlamentari, avrebbe evitato un inutile e disperato tentativo di depistaggio da parte del Fli che assume anzi un tono pateticamente minaccioso con uno stile che sarebbe facile aggettivare nel peggiore dei modi. L'opinione pubblica, sulla questione Montecarlo, attende non schermaglie giudiziarie ma risposte politiche. "MANTENGA LE PROMESSE: SI DIMETTA" - "Ci dica Fli", continua la nota, "se e come è in grado di contestare credibilmente il contenuto del documento proveniente dal governo di Santa Lucia, che attribuisce al signor Tulliani la proprietà della casa di Montecarlo. Dica Fini se intende tenere fede alla sua promessa di dimissioni: la casa è del cognato. La prova ora c'è. Non si nasconda Fini dietro l'attesa di future decisioni giudiziarie a noi del tutto indifferenti. La questione che ci interessa non è penale. Il nodo è politico. Ci dica se intende mantenere l'impegno a dimettersi o rinnegarlo. In tal caso sarà ancora più evidente il suo ruolo di parte incompatibile con l'alta funzione che ricopre".