Rivolta Tunisi: aggredito il Tg3. Scatta coprifuoco
I giornalisti sono sotto shock ma illesi. Al Jazeera: "Almeno cinque morti". Il Premier libera manifestanti arrestati
Peggiora di ora in ora la situazione in Tunisia. Una troupe del Tg3 è stata aggredita oggi nella Capitale da alcuni manifestanti. Il governo ha poi imposto il coprifuoco nella capitale, dopo che il bilancio delle vittime negli scontri sarebbe salito a cinque vittime, a Douz, nel sud del Paese. IL RACCONTO DEL TG3 - La redazione del telegiornale di Raitre spiega che "i colleghi Claudio Rubino e Maria Cuffano erano scesi in piazza per seguire una delle manifestazioni, disperse poi dalla polizia con il lancio di lacrimogeni, quando sono stati aggrediti da un gruppo di persone non in divisa. Rubino è stato colpito e gli è stata strappata la telecamera, la Cuffaro è stata spinta a terra, ma entrambi sono riusciti a tornare in albergo. Sembra non sia nulla di grave, anche se ora sono a riposo perché sotto shock". I due giornalisti italiani sono riusciti ad avere la telecamera, che purtroppo non funzionerebbe più, e hanno immediatamente avvisato l'ambasciata italiana sull'accaduto. Piero Benassi, ambasciatore a Tunisi, ha "sollevato una protesta" con le autorità tunisine, a cui ha chiesto di "facilitare e proteggere la stampa italiana" impegnata sul campo. GIALLO SUL BILANCIO - La sede del tribunale di Tozeur, città turistica alle porte del deserto del Sahara, è stata data alle fiamme. La rete televisiva Al Jazeera ha riferito che, negli scontri in corso a Tunisi, sarebbero morte cinque manifestanti. Testimoni oculari parlano di altri due morti nel sud, uccisi dai poliziotti. Il governo continua però a ridimensionare il bilancio delle vittime: se per i sindacati, l'opposizione e alcune associazioni internazionali - tra cui Amnesty International - i morti della rivolta sono ben più di 50, per il ministro della Comunicazione Samir Laabidi sono solo 21. Nella serata di martedì un altro laureato disoccupato si era ucciso a Tunisi: si tratta di un 23enne che, dopo essersi arrampicato su un pilone dell'elettricità e aver volontariamente toccato un cavo dell'alta tensione, è morto fulminato. LA POLIZIA SPARA SUI MANIFESTANTI - Nel corso della notte, durante i primi scontri a Tunisi, la polizia è stata costretta a sparare una serie di colpi di avvertimento per disperdere una folla di manifestanti inferociti che manifestava vivacemente nella periferia della città. La notizia è stata confermata dal corrispondente della Reuters, uno dei pochi giornalisti stranieri presenti a Tunisi. Sembra che i giovani, nel sobborgo di Ettadhamoun, abbiano dato fuoco a un autobus e rotto i vetri di filiali bancarie e negozi, urlando "non abbiamo paura". Secondo alcune fonti, riportate da siti internet, la polizia avrebbe anche sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Nella mattinata, inoltre, truppe armate sono state schierate nei punti nevralgici di Tunisi e i soldati, muniti di blindati leggeri, hanno preso in particolare posizione intorno alla sede della televisione di Stato. INTERVIENE IL PRESIDENTE - Mentre le proteste si acuiscono, interviene il presidente Zine al-Abidine Ben Ali. E' stato sostituito il ministro dell'Interno Rafik Belhaj Kacem ed è stata ordinata la scarcerazione dei manifestanti arrestati nei disordini. Lo ha annunciato il premier Mohamed Ghannouchi. Kacem è stato rimpiazzato da Ahmed Friaa, ex docente universitario che ricopriva la carica di sottosegretario. Da Ben Ali è anche disposta la creazione di una commissione speciale d'inchiesta con il compito di indagare sull'operato di alcuni alti funzionari pubblici in occasione dell'emergenza in atto, e in particolare su eventuali casi di corruzione. ATTACCO A BERNA - La protesta tunisina, intanto, acquisisce una eco internazionale. L'ambasciata di Tunisi a Berna, in Svizzera, è stata bersaglio la scorsa notte di un attacco incendiario. Poco dopo la mezzanotte, diverse bottiglie incendiarie sono state lanciate contro l'edificio situato nella Kirchenfeldstrasse. Secondo la polizia elvetica, i danni riportati dalla sede diplomatica sarebbero limitati. Gli assalitori sono riusciti a dileguarsi. Gli Usa, tramite il portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, si sono detti preoccupati per l'"uso eccessivo della forza" da parte delle forze dell'ordine tunisine.