Si sgonfia il "caso" Ruby: il Csm dà ragione al ministro Maroni
Verso l'archiviazione dell'esposto del pm Fiorillo. I magistrati: "Titolare del Viminale usò toni rispettosi"
Come un palloncino, si sgonfia un altro caso. Il Consiglio Supremo della Magistratura archivi la lettera-esposto presentata dal pubblico ministero del tribunale per i minorenni di Milano, Annamaria Fiorillo. Questa la richiesta avanzata dal plenum della Prima Commissione di Palazzo dei Marescialli, arrivata dopo aver preso in esame la denuncia del magistrato che si era occupato di Ruby, la ragazza marocchina portata in Questura a Milano per un furto, poi rilasciata e finita al centro di un presunto scandalo in cui era stato trascinato il premier, Silvio Berlusconi. LA NOTA DELLA FIORILLO - Nella sua nota la Fiorillo aveva segnalato discrepanze tra quanto accaduto e quanto riferito in Parlamento dal ministro Maroni sulla vicenda. E, in particolare, aveva evidenziato di non aver mai autorizzato l'affidamento di Ruby a Minetti, a differenza di quanto detto dal titolare del Viminale, chiedendo al Csm di chiarire la situazione. "MARONI, TONI RISPETTOSI" - Sono accertamenti che esulano dalla competenza del Csm, ha stabilito all'unanimità la Commissione, che ha anche escluso che ci siano i presupposti per l'apertura di una pratica a tutela del magistrato: "La sua credibilità non è stata messa in pericolo o danneggiata dalle parole del ministro dell'Interno, che si è limitato a difendere i suoi uomini e a esprimere una posizione diversa dal pm di Milano, ma i toni sono rimasti sempre rispettosi", spiegano da Palazzo dei marescialli. CHIUDERE IL FASCICOLO - Di qui la decisione di chiedere al plenum di chiudere il fascicolo, senza nemmeno procedere a un'attività istruttoria. Ragioni che dovranno essere messe ora nero su bianco nelle motivazioni al provvedimento, che solo una volta completo sarà trasmesso all'assemblea del Csm. Sulla vicenda sono già in corso da tempo accertamenti da parte del procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito. Inoltre, ha concluso la Prima Commissione, il Csm non ha le competenze necessarie per compiere gli accertamenti richiesti dal magistrato.