Usa, Bernanke: "Cammino non sostenibile"
Il presidente della Fed vede nero: "Più tardi agiamo, più alti sono i rischi". Europa, Trichet: "Moneta unica, voltare pagina"
Il giorno successivo al monito lanciato dal segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner ("Gli Stati Uniti rischiano il crac"), a gettare benzina sul fuoco a stelle e strsce ci pensa Ben Bernanke, il presidente delle Federal Reserve, la banca centrale della superpotenza atlantica. Per Bernanke la ripresa negli Usa è ancora fragile: "Mi auguro diventi più sostenibile". LE SPERANZE... - "Abbiamo segnali sempre più consistenti che una ripresa auto-sostenibile nei consumi e negli investimenti possa prendere piede", ha confidato bernanke intervenendo per la prima volta quest'anno davanti al Congresso. Il presidente della Fed ha difeso il piano di acquisto pari a 600 miliardi di dollari varato dall'istituto, misura che ha portato a un'ulteriore svalutazione artificiale del biglietto verde. ...E LA PAURA - Ma la vera mazzata arriva successivamente, quando Bernanke passa a parlare del deficit del bilancio federale: "Potrebbe restare a livelli insostenibili anche nel caso l'economia tornasse in una condizione normale". Il presidente azzarda poi una funesta previsione: "Il debito federale potrebbe raggiungere il 185% del Pil nel 2035". Oggi, il rapporto si assesta al 60 per cento. Bernanke quindi sottolinea come "la minore fiducia degli investitori" nei confronti degli Stati Uniti "potrebbe far salire bruscamente i tassi di interesse sul debito del governo e far crescere i problemi finanziari, sottraendo fondi alla formazione di capitale privato e aumentando il nostro indebitamento estero". "CAMMINO INSOSTENIBILE" - Le conclusioni sono tranchant: "Il governo federale è su un cammino fiscale insostenibile". Infine, Bernanke osserva il fatto che "come paese abbiamo fatto poco per sanare questa minaccia critica alla nostra economia: il non fare nulla è un'opzione che non si può perseguire a tempo indefinito: più tardiamo ad agire, maggiori saranno i rischi". Segue l'ovvio invito al Congresso a "ridurre il deficit e a sostenere il potenziale di crescita a lungo termine della nostra economia, perché", ha concluso Bernanke, "non possiamo crescere con i nostri squilibri fiscali". QUI EUROPA - Nel Vecchio Continente l'esortazione a "fare meglio" arriva dai vertici della Banca centrale europea, dal presidente Jean-Claude Trichet: "Dopo uno degli anni più difficili per la nostra, ancora giovane, moneta comune è ora di voltare pagina. È ora che ciascuno degli stati membri si prenda le proprie responsabilità". "RAFFORZARE PATTO STABILITA'" - "Ed è ora" ha continuato Trichet, "di rafforzare il codice di condotta per i governi nazionali, in particolare il Patto di stabilità e di crescita. La chiave per uscire dalla fase di difficoltà è intervenire con più incisività nel ridurre i deficit". Sull'euro ha poi continuato: "La moneta unica è una valuta stabile, quanto lo sono state le valute più stabili che l'hanno preceduta, compreso il marco tedesco" e questa stabilità "vale ora per un'area valutaria con 331 milioni di abitanti". L'euro, dalla sua creazione, "si è bene affermato come una valuta credibile, di cui i cittadini dell'eurozona possono essere orgogliosi" e questo "è importante per tutti gli stati membri dell'unione, sia individualmente sia a livello collettivo, visto che tutti assieme dobbiamo affrontare le sfide dell'economia globale". IL PIL UE - Le stime sul Pil dei sedici Paesi della zona euro e dell'Unione europea, è aumentato dello 0,3% nel terzo trimestre dell'anno, mentre nello stesso periodo, secondo le stime di Eurostat, quello della Ue a 27 è cresciuto dello 0,5 per cento