Baratro Usa, Timothy Geithner: "Rischiamo il crac"
Il segretario: "Alzare tetto debito" per evitare bancarotta. Intanto Obama cambia la squadra. Crescono sussidi disoccupazione
Giulio Tremonti ha ricordato come alcuni Paesi, con salvataggi multi-miliardari (parliamo di dollari, in questo caso) non hanno fatto altro che "salvare gli speculatori" senza riuscire a rimettersi in sesto. Anzi. Il riferimento è parso subito lampante: il ministro dell'Economia, neppure troppo velatamente, si rivolgeva agli Stati Uniti. E poche ore dopo l'intervento di Tremonti, da Washington, è suonato un inquietante campanello d'allarem. "ALZARE IL TETTO DEL DEBITO" - Timothy Geithner, il segretario del Tesoro a stelle e strisce, ha chiesto ufficialmente di alzare il tetto del debito pubblico americano. Geithner ha chiesto l'intervento entro il prossimo trimestre. Il motivo? Evitare il default, ovvero il crac, di quella che rimane la prima potenza economica mondiale, nonostante la galoppata della Cina, destinata a diventare il centro degli equilibri globali (ammesso che già non lo sia). Tornando al debito Usa, oggi, ha un tetto fissato a 14,29 trilioni di dollari. Ovvero 14 milia miliardi di bigliettoni verdi: cifra a cui si sta avvicinando rapidamente. Così rapidamente che secondo Geithner il tetto verrà sfondato tra la fine di marzo e metà maggio del 2011. L'intervento, insomma, è urgentissimo: se non si alza il debito, il Paese fallisce, o quasi. E le conseguenze a catena potrebbero essere drammatiche. CONTENERE LA SPESA - Oltre al provvedimento invocato dal segretario del Tesoro, però, l'amministrazione Obama deve agire per contenere la spesa. Mercoledì 5 gennaio, il giorno in cui si è insediato il nuovo congresso, il presidente repubblicano della Camera, John Boehner, aveva subito annunciato la sua sfida a tutto campo a Obama. Boehner ha chiamato personalmente Barack per discutere dei tagli al deficit e per sollecitarlo a guardare al compromesso dello scorso anno sugli incentivi fiscali di Bush come una linea guida per andare avanti sulla riforma fiscale. Il velo sulla strategia fiscale di Obama verrà sollevato il 25 gennaio, quando nel suo discorso sullo stato dell'Unione rivelerà le sue strategie economiche. "PERDIAMO COLPI" - Il 6 gennaio, invece, è arrivata una pillola un po' meno indigesta per Obama. A parlare è stato Eric Cantor, il leader della maggioranza, più possibilista circa una collaborazione con i democratici. In un'intervista alla trasmissione di Abc Good Morning America, Cantor si è detto d'accordo sul presidente sul fatto che ci sia "molta competitività nel mondo e che la nostra economia sta perdendo colpi". E fin qui, pochi dubbi. "Quello che bisogna fare ora", ha continuato, "è rimettere gli Usa sui binari". E qui, i dubbi su come si possa farlo, sono più consistenti. LEGGE SIMBOLICA - La richiesta dei repubblicani sul fronte della spesa pubblica è quella di far tornare i livelli a quelli del 2008 con un taglio degli oneri pubblici di circa 100 miliardi di dollari. Proprio oggi, giovedì 6 gennaio, i repubblicani potrebbero fare il primo passo nella realizzazione di un progetto di legge "simbolico" per il taglio della spesa in Parlamento che porterebbe a risparmi per 35 milioni di dollari su un totale di 3.600 miliardi. Su questo disegno di legge i democratici dovrebbero votare a favore: sarebbe un primo passo verso una politica bipartisan, che però, per ora, si risolverebbe in noccioline. OBAMA CAMBIA LA SQUADRA - E intanto il presidente Obama mette mano alla sua squadra, e sceglie l'ex segretario al Commercio dell'amministrazione Clinton, William Daley, come nuovo Capo di Gabinetto. Daley, fratello del sindaco uscente di Chicago Richard, coprirà il ruolo lasciato vacante da Rahm Emanuel lo scorso ottobre. Pete Rouse - Capo di Gabinetto ad interim - diventerà un consigliere dell'amministrazione. Daley, un dirigente di Jp Morgan Chase, è da sempre un democratico moderato, legato agli ambienti della finanza statunitense. Una nomina, insomma, con cui Obama cerca di migliorare i rapporti con Wall Street. La designazione di Daley è solo l'ultimo tassello del rimpasto della squadra di governo voluto dal presidente nel tentativo di circondarsi di consiglieri abili a raggiungere accordi bipartisan dopo l'insediamento del nuovo Congresso non più a maggioranza democratica. SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE - Come se non bastassero i dati sul debito e le voci politiche contrastanti, in giornata dagli Stati Uniti è arrivata l'ennesima notizia poco incoraggiante. Le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione, anche se ormai quasi non fa più notizia, sono cresciuti ben oltre le stime degli analisti. Nella settimana terminata il primo gennaio ci si attendeva un aumento di 12 mila unità, a un totale di 400mila. La crescita invece è stata a 409mila unità. I dati sono stati resi noti dal Dipartimento del Lavoro.