Miotto, rabbia di La Russa: "Volevo subito la verità"
Morte dell'alpino: l'ira del ministro della Difesa per le informazioni uscite a singhiozzo: "Anche io sono stato informato tardi"
E' arrabbiato Ignazio La Russa, e non lo nasconde. Sospetta il ministro della Difesa che nella ricostruzione dello scontro a fuoco che ha provocato la morte di Matteo Miotto le informazione da parte dei militari siano giunte tardive e incomplete e sospetta che questo sia avvenuto per la necessità di raccontare una verità senza creare allarme, per una verità indolore. Mercoledì 5 gennaio, La Russa aveva rivelato che Miotto non sarebbe stato ucciso da un cecchino, ma in un conflitto a fuoco con i ribelli. "NON ERA DIFFICILE DIRE LA VERITA'" - "E' stata fotografata la fase finale e cioè che un cecchino ha ucciso Matteo Miotto che si trovava sulla garitta", ha spiegato il ministro della Difesa il giorno successivo alla visita alla base italiana in Gulistan. E' tutto vero, ma non era stata fornita neanche a me la parte di notizia, che non era difficile da fornire per la verità, e cioè che questo evento, esattamente descritto e comunicato, si inseriva nell'ambito di uno scambio di colpi durato diversi minuti. Poi magari ha sparato effettivamente un solo cecchino, ma certamente c'era la presenza con armi leggere, e quindi con gittata minore, di altre persone che sono state poi intercettate poco dopo dall'aereo americano intervenuto che li ha visti: erano cinque, sei o otto, ancora non è chiaro, ma di certo erano più di quattro". "MI SONO ARRABBIATO CON I MILITARI" - "Questa parte della notizia", quella relativa allo scontro a fuoco, "non è stata ritenuta nelle prime ore importante da comunicare a me. Mi sono arrabbiato con i militari che non me l'hanno detto e quando, il 4 pomeriggio, mi è stata riferita anche la parte del conflitto a fuoco, prima di rendere noto il tutto ho voluto aspettare il giorno seguente, il 5, per parlare personalmente con il generale Bellacicco, il comandante del contingente". "UN VECCHIO METODO" - La Russa ha spiegato così quanto è accaduto: "E' il riflesso di un vecchio metodo, quello di cercare di indorare la pillola della realtà dei fatti, di dire la verità ma nel modo più indolore possibile. Questo non appartiene al mio modo di comunicare le notizie". E ha aggiunto: "Bisogna voltare pagina rispetto a un passato che io, senza polemica, faccio risalire ai passati governi, forse perfino al primo governo Berlusconi, sicuramente al governo Prodi per motivi obiettivi, che capisco. Io, invece, proprio per il rispetto del lavoro dei militari, ho sempre voluto fotografare la realtà esattamente com'è».