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Cuba, nel carcere dell'Avana rimane vuoto il braccio della morte

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Commutata in 30 anni di carcere l'ultima condanna a morte. Nessuna esecuzione da sette anni

Andrea Tempestini
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Spiragli di apertura verso qualcosa che assomigli un po' più a una democrazia anche a Cuba. La Corte Suprema di uno degli ultimi feudi di quella che fu l'orbita sovietica ha commutato in una sentenza di 30 di carcere la condanna dell'ultimo detenuto del braccio della morte dell'Avana. Come a dire che nel regno di Fidel potrebbero non essere  più eseguite pene capitali. Un passo avanti. Anche rispetto ai tanto odiati Stati Uniti. "AGI' CONTRO LA SICUREZZA NAZIONALE" - L'uomo è Humberto Eladio Real Suarez, un 40enne cubano americano, arrestato nel 1994 insieme ad altri membri del Partito per l'Unità nazionale democratica, considerato un'organizzazione terroristica dal regime castrista. Accusato di essere un infiltrato nel paese, Real Suarez era stato condannato a morte per aver agito contro la sicurezza dello stato e per aver ucciso un uomo per rubargli la macchina. Capi d'accusa - il primo in particolare - che ricordano da vicino il modus operandi del dragone cinese, nuovo centro di gravità del regno di Fidel. NESSUNA ESECUZIONE DAL 2003 - Poche settimane fa erano state commutate anche le sentenze di morte che riguardavano due salvadoregni accusati di terrorismo. Formalmente a Cuba la pena capitale non è ancora stata abolita dall'ordinamento giuridico, ma è del 2003 (anno in cui furono messi a morte tre cubani accusati di aver dirottato una nave per fuggire negli Stati Uniti) che non ha luogo alcuna esecuzione. E il fatto che oggi non figuri nessuno nella macabra "lista d'attesa" fa ben sperare.

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