Confindustria: "Italia delude". Abbassate stime Pil
Il rapporto del Centro studi degli industriali: "Da inizio crisi persi 540mila posti di lavoro"
La ripresa "prosegue" ma è "di intensità incerta". Lo afferma il Centro studi Confindustria nel rapporto scenari economici "Se l'Italia punta sull'Ict". Secondo Confindustria, la ripresa procede in modo incerto "perchè è zavorrata dalle cause non compiutamente risolte e dalle conseguenze della più grave recessione dagli anni Trenta del Novecento". Il suo passo inoltre è molto diverso tra economie emergenti e avanzate, e all'interno di queste ultime. "Sempre più la crisi", si legge nel rapporto, "dimostra di avere avuto effetti asimmetrici tra i Paesi, determinati dal potenziale di crescita, dal peso e dalla vulnerabilità dei settori maggiormente colpiti (finanza e immobiliare in testa), dalla salute delle finanze pubbliche e, quindi, dagli spazi di risposta delle politiche economiche". L'ITALIA DELUDE - L'Italia, secondo l'organizzazione degli industriali, rimane indietro e delude sul fronte della ripresa: pesano le mancate riforme e non si tornerà ai valori prerecessivi prima del 2015. Aumenta il conto delle riforme mancate o incomplete o inadeguate rispetto a quanto realizzato dai partner-concorrenti. Insomma, "l'Italia delude. La frenata estiva e autunnale", continua il rapporto, "è stata decisamente più netta dell'atteso e il 2010 si chiude con produzione industriale e Pil quasi stagnanti. La malattia della lenta crescita non è mai stata vinta, come la migliorata dinamica della produttività nel 2006 e nel 2007 aveva lasciato sperare". STIME SUL PIL IN RIBASSO - Il Centro studi Confindustria rivede poi al ribasso le stime del Pil: secondo i tecnici di viale dell'Astronomia il prodotto interno lordo del Paese salirà quest'anno dell'1% e non dell'1,2% come elaborato in settembre, mentre nel 2011 la crescita sarà pari all'1,1% (1,3% in precedenza), per poi accelerare all'1,3% nel 2012. Il Csc stima per il triennio 2010-2012 un graduale recupero del Pil dopo la profonda recessione che ha investito l'economia italiana, riportandone indietro il prodotto nel 2009 sui valori di otto anni prima. Nell'intero triennio l'Italia tornerà a crescere a ritmi di poco inferiori a quelli del decennio pre-crisi (1997-2007). "Una dinamica insufficiente", sentenzia il rapporto, "a compensare la caduta dell'attività durante la recessione". MERCATO DEL LAVORO - Le condizioni del mercato del lavoro restano "difficili" e dall'inizio della crisi, cioè dal primo trimestre del 2008 a oggi, sono stati persi 540mila posti. Il tasso di disoccupazione è all'8,5% nel 2010 e si stima dell'8,9% nel 2011 e 2012: inizierà a scendere molto gradualmente nel corso del 2012, dopo aver toccato l'apice (9%) nel quarto trimestre dell'anno venturo. Il massiccio ricorso alla Cig durante la recessione ha notevolmente attenuato l'impatto della crisi sul numero di occupati: dal primo trimestre del 2008 al terzo del 2010 quest'ultimo è diminuito di 540.000 unità, contro una diminuzione delle ula (unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) di 1 milione e 221mila unità, di cui 480mila assorbite dalla Cig al suo picco nel secondo trimestre del 2010. Tanto più consistente è stato il ricorso alla Cig (particolarmente elevato in alcuni comparti industriali), tanto più lenta sarà la ripresa dell'occupazione. La riduzione dei cassintegrati ritarda infatti la creazione di posti di lavoro. Il loro mancato reintegro si traduce in disoccupazione.