Caso Yara, il procuratore: "La cerchiamo, viva"
Indagini sulla 13enne scomparsa, ascoltato ancora il vicino. L'ex accusato Fikri: "Ho vissuto un incubo ma perdono tutti"
C'è di nuovo il vicino di casa al centro delle indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa da Brembate Sopra il pomeriggio del 26 novembre. Oggi gli inquirenti hanno interrogato il 19enne Enrico Tironi, che aveva raccontato di aver visto la ragazzina proprio quel pomeriggio, in via Rampinelli. Secondo il giovane, Yara era in compagnia di due uomini. Poco distante vi sarebbe stata una Citroen di colore rosso. Con questa audizione, Tironi è stato sentito per 4 volte. Tra mattina e pomeriggio, vigili del fuoco e volontari della protezione civile hanno continuato a ispezionare i luoghi e le aree già battute negli ultimi giorni, come cantieri, rogge e campi. Il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni ha spiegato che pm, carabinieri e polizia stanno "tutti lavorando per restituire questa bambina viva alla famiglia perché non ci sono elementi che evidenzino altro". Oggi, in paese, tra gli operatori delle forze dell'ordine si respira un clima di attesa per la conferenza stampa congiunta degli inquirenti che si terrà alle 10 in Procura a Bergamo.FALSO ALLARME - Una segnalazione di un oggetto non meglio identificato che galleggiava in un'ansa del fiume Brembo, in località Bonate Sopra, nei pressi di un luogo denominato Lago Blu, ha fatto affluire sul posto uomini della protezione civile e dei vigili del fuoco. Si trattava, invece, soltanto di un falso allarme. Ispezionato anche l'interno di un ponte che in passato, secondo quanto riferito da alcuni carabinieri, presenti sul posto insieme a tecnici e personale della Protezione civile, dentro questo tunnel erano stati trovati diversi sbandati che vi passavano la notte accedendo da una botola di servizio. Unitamente a questo luogo sono stati svolti nuovi sondaggi nella rete fognaria e nei canali idrici della zona intorno al comune di Brembate Sopra. Per ora della bambina nessuna traccia. FIKRI - “Con la scomparsa di Yara Gambirasio non c'entravo proprio nulla. Ho vissuto un incubo”. Sono le parole di Mohammed Fikri, il marocchino fermato per la scomparsa della 13enne a Brembate e poi rilasciato, in un'intervista al Corriere della Sera. Mohammed Fikri racconta che si era imbarcato il 4 dicembre sul traghetto che l'avrebbe portato in Marocco, per un periodo di riposo dal lavoro. “Ero andato a cena e stavo parlando dei miei connazionali - prosegue - . Mi hanno detto che avrei dovuto seguirli. Siamo rientrati in porto. Mi sono ritrovato in cella, a Bergamo e da quel momento è cominciato il mio incubo”. Fikri racconta che durante gli interrogatori ha risposto a tutte le domande e “poi meno male - aggiunge - che hanno riascoltato la telefonata e hanno capito bene le parole che avevo pronunciato nel mio dialetto”. Nonostante tutto, non serba rancore per l'accaduto. “Io sono musulmano - conclude - e la mia religione m'impone di chiedere perdono anche per chi ha sbagliato. Io ho già perdonato”. L'unica cosa che chiede è che “l'Italia mi restituisca la dignità”. L'ERRORE - Clamoroso l'errore di traduzione nell'intercettazione telefonica che ha portato all'arresto del marocchino. Secondo la prima traduzione, Fikri avrebbe detto "Perdonami Dio non l'ho uccisa io...ascoltami". I periti successivamente chiamati a collaborare hanno poi fatto emergere versioni diametralmente opposte, anche se non perfettamente combacianti tra loro: "Che Dio lo spinga a rispondere, Dio, Dio, Dio", "Dio, perché non vuole andare questo telefono, Dio, Dio", o ancora "Dio, Dio, perché non rispondi, Dio perché?" e infine "Dio perché non va (la linea, ndr) Dio, Dio" o "Dio, perché non passa (la linea, ndr), Dio, Dio". Frase in ogni caso diretta a El Amraoui Badr Eddone, che lui stava cercando di contattare per riavere 2.000 euro che gli aveva prestato a luglio. Ma El Amraoui non ha risposto, mettendo così nei guai il marocchino.