Riforma università, voto rinviato. Gelmini: "Così non va"
Maggioranza battuta alla Camera, approvazione slitta al 30/11. Il ministro a Belpietro: "Atenei al collasso, ma il Pd va sui tetti..."
Governo sotto alla Camera e voto rinviato. Continuna il tormentato cammino della riforma universitaria: la maggioranza è stata nuovamente battuta su un emendamento di Fli su cui l'esecutivo aveva reso parere contrario. L'emendamento, all'articolo 16 di cui è primo firmatario Fabio Granata, è passato con 261 no, 282 sì e tre astenuti. Viste le difficoltà, la Conferenza dei Capigruppo di Montecitorio ha fissato a martedì 30 novembre, entro le 20, il voto del ddl che, secondo le previsioni, si sarebbe dovuto licenziare entro oggi. Immediata la reazione del ministro Gelmini: "Questa mattina è stato approvato un emendamento di scarso rilievo. Finché Fli su un emendamento non particolarmente significativo marca una differenza, questo rientra nella tecnica parlamentare e non entro nel merito. Mi auguro che non accada che vengano votati emendamenti il cui contenuto stravolga il senso della riforma, non sarebbe accettabile. Se così fosse come ministro mi vedrei costretta a ritirarla". In mattinata, il ministro era intervenuto alla trasmissione "La telefonata" (Canale 5), intervistato dal direttore di Libero Maurizio Belpietro. Buongiorno ministro, gli studenti l'hanno accusata di voler distruggere l'università. Bersani è salito addirittura sul tetto. Cosa pensa di quanto accaduto ieri? "Ho sempre rispettato le proteste, ma quella di ieri è stata una forma inaccettabile. Assaltare il Senato e bloccare le città non credo sia un modo corretto e propositivo per parlare di università. C'è un paradosso rispetto a quanto accade all'estero. Nel Regno Unito gli studenti protestano per l'aumento delle tasse, in Italia il governo lotta per la sopravvivenza dell'università. Senza il nostro intervento, saranno le banche stesse a chiudere gli Atenei, come sta accadendo a Siena. Proprio per questo mi aspetterei studenti desiederosi di poter accedere a un buon sistema universitario e a un opposizione responsabile". Le agitazioni sono legate ai tagli o... ai baroni? "Le risorse ci sono, 1 miliardo di euro basta per far fronte al funzionamento e al diritto allo studio, per cui il governo ha stanziato 100 milioni, più altrettanti peri vaucher destinati alle imprese e alla formazione. Non ci possiamo più lamentare per l'assenza di risorse. La colpa è di chi non vuole il cambiamento strumentalizza gli studenti" I baroni, appunto. "Si, non vedono di buon occhio una riforma che elimina fenomeni come Parentopoli e che impone una tenunta dei conti in ordine. La strada è questa: basta risorse a pioggia. E' una riforma epocale, porta più trasparenza e favorisce i giovani". Un suo predecessore di centrosinistra, Berlinguer, ha parlato di "riforma simile alla sua", quella del 2000. Allora perché ora il Pd si oppone? "Perché ha scelto di non discutere nemmeno la riforma. oggi il partito è quello di Bersani che va sui tetti non si sa se in veste di precario del Pd o studente ripetente. Ma la riforma si discute in parlamento. Se non lo si fa, non ci si può lamentare: la fuga dei cervelli è il frutto di un sistema che non funziona più". I finiani voteranno la riforma? "Spero che prevalga il senso di responsabilità. Ieri Fli ha posto due temi oggetto di emendamenti condivisi dala maggioranza. La Lega ha parlato di ridistribuzione delle risorse, il Pdl di concosrsi. Due temi che affermano il merito e l'uso accorto delle risorse, elementi decisivi". Si voterà prima del fatidico 14 dicembre? "Sto lavorando per questo. Ciascuno poi si assumerà le proprie responsabiltà". Ma il governo reggerà? "A mio parere ci sono le condizioni per andare avanti, ma questo governo non è stato votato per tirare a campare. Se non si potranno fare le riforme, l'unica soluzione sarà tornare ale urne".