Bufera nel Pd, lascia anche Filippo Penati
Dopo la sconfitta di Boeri i democratici si sgretolano, Vendola sparge sale sulle ferite
Terremoto nel Partito Democratico. L'epicentro a Milano, dove le primarie vinte da Giuliano Pisapia hanno innescato un fuggi-fuggi generale dal parito. L'ultima uscita di scena è nientemeno che quella di Filippo Penati, ex presidente della Provincia meneghina e responsabile della segreteria nazionale. Penati abbandona con una lettera Pier Luigi Bersani, sempre più solo. "Intendo rinunciare all'incarico che tu mi hai affidato", ha vergato Penati, che spiega come la decisione sia arrivata nella convinzione che "la vittoria alle comunali di Milano sia più importante delle vicende personali". Insomma per l'ormai ex responsabile è necessaria una "assunzione di responsabilità" del segretario Pd, poiché "ha condiviso e sostenuto la scelta compiuta dalla Direzione provinciale milanese di candidare Stefano Boeri". Una decisione che si è rivelata un boomerang dolorosissimo per il Partito Democratico. Penati, dal canto suo, ha fatto sapere che preguirà "ad impegnarsi con convinzione" per favorire la vittoria dell'ex rifondarolo Giuliano Pisapia. Il capitolo Vendola - La sconfitta di del candidato Pd Stefano Boeri nelle primarie milanesi semmai è stata una vittoria per Nichi Vendola. E' infatti il modello-Puglia, esporatato dal "governatore con l'orecchino", ad essersi imposto all'ombra della Madonnina, con la vittoria un po' a sorpresa dell'ex Prc, Giuliano Pisapia. Per vendola il vincitore delle primarie "ha saputo interpretare al meglio l'anima della città. La vittoria di Pisapia", avverte Vendola, "è un segnale in primo luogo per la sinistra". Insomma, anche a Milano continua lo stillicidio interno al Pd con l'ennesima debacle Partito Democratico. Alle primarie milanesi della scorsa domenica, che verranno ricordate per un'affluenza da minimo storico (67mila votanti, ben lontani dai 100mila in cui si sperava), si è imposto come candidato sindaco Giuliano Pisapia, ex di Rifondazione Comunista e inviso ai vertici del partito di Bersani. La crisi dei democratici è stata certificata anche dall'astro nascente milanese. Proprio Giuliano Pisapia, intervistato martedì mattina dal nostro direttore, Maurizio Belpietro, ha spiegato che "il Pd a Milano è lontano dalla gente". La fuga dei lombardi - Martedì i vertici del Pd lombardo hanno riconosciuto la sonora sconfitta. Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Comune a Milano, Roberto Cornelli, segretario provinciale, e Maurizio Martina (il segretario regionale del partito) hanno "rimesso in toto il loro mandato". I tre, hanno spiegato, si prendono una "pausa" che consenta un libero e sereno confronto negli organismi dirigenti e con la base del partito "per verificare a 360 gradi la situazione politica". Insomma i vertici piddini, sia a livello nazionale sia a livello regionale, accusano la botta. "Serve qualche giorno per capire", spiegano sconfortati. Le primarie - Il candidato ufficiale del Pd, l'architetto Stefano Boeri, è uscito a sorpresa con le ossa rotte dal voto meneghino: ha raccolto il 40,16% delle preferenze, contro il 45,36 di Pisapia, che sfiderà il sindaco uscente Letizia Moratti alle prossime elezioni comunali. "Abbiamo fatto un miracolo, adesso ce ne aspetta un altro", così il neocandidato piddino, la cui investitura ricorda da vicino quanto è successo proprio nella Puglia di Vendola, dove i candidati sostenuti dal principale partito di opposzione sono stati sbertucciati (nel 2005 e quest'anno) dall'attuale segretario di Sinistra e Libertà. Nelle primarie milanesi, le preferenze per l'ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida sono rimaste ancorate al 13,41%, mentre l'ambientalista Michele Sacerdoti ha raccolto l',107% di consensi. I vertici del Partito Democratico non hanno voluto commentare la debacle del loro candidato ufficiale. I risultati delle consultazioni hanno provocato un vero terremoto nel Pd Lombardo. Il segretario regionale, Maurizio Martina, il segretario metropolitano, Roberto Cornelli, e Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in consiglio comunale, hanno infatti rimesso il loro mandato. "Si aprirà una discussione interna al nostro partito per vedere se e come andare avanti - hanno dichiarato - Ci assumiamo la responsabilità politica. Ci siamo scontrati con alcuni pregiudizi e stravolgimenti del senso delle primarie che ad un certo punto sono diventate come un test pro o contro il Pd". Secondo il governatore della Lombardia Roberto Formigoni dalle primarie di ieri sono affiorati due "dati politici" significativi. Il primo è sulla partecipazione, "molto inferiore a quella sperata e a quella del 2006". Il secondo è sulla crisi del Pd, evidenziata dal fatto che "il candidato sostenuto a spada tratta ha perso: questo significa che all'interno della crisi della sinistra ce n'è una ancor più grave, ed è quella del Partito Democratico, che fa ancora meno presa sul suo elettorato".