Iraq, condannato a morte Tarek Aziz
Napolitano e Frattini: "Stop all'esecuzione". Ue: "Pena inaccetabile". Il Vaticano pronto a intervenire
Tareq Aziz, 74 anni, ex numero due del governo iracheno di Saddam, è stato condannato a morte per impiccagione. La sentenza è stata data dalla Corte Suprema di Bagdad per il ruolo avuto nelle persecuzioni della comunità sciita. A dare l'annuncio è stata la Tv di stato irachena: "Il tribunale penale supremo ha emesso un ordine di esecuzione contro Tareq Aziz per il ruolo da lui svolto nell'eliminazione dei partiti religiosi". La storia - Tareq è considerato il volto umano del regime, ha rappresentato il Paese nelle capitali straniere e alle Nazioni Unite in qualità di ministro degli Esteri. Unico cristiano e cattolico, di fede caldea, nella cerchia di Saddam Hussein, Aziz, è stato l'uomo del quale si è servito l'ex dittatore per comunicare con la comunità internazionale. Il suo vero nome è Mikhail Yuhanna. È nato nel 1936 vicino Mosul, è laureato in lingua e letteratura inglese, giornalista. Aziz ha sempre messo in secondo piano la sua appartenenza religiosa, presentandosi prima di tutto come arabo iracheno e membro del Baath. Davanti alla nazionalizzazione delle scuole cristiane "non ha mosso ciglio", stessa cosa con il provvedimento per l'insegnamento obbligatorio del Corano. Membro del Comando del Consiglio della Rivoluzione, per la sua imperturbabilità, per la grande conoscenza dei meccanismi della diplomazia e per la sua fedeltà al regime è stato definito anche il "Gromiko di Bagdad". I capi d'accusa contro di lui: persecuzione dei partiti islamici, deportazione di popolazioni curde dalle regioni petrolifere del nord iracheno e responsabilità nell'esecuzione di 42 commercianti e uomini d'affari a Bagdad nel 1992. Reazioni - La difesa dice di essere pronta ad appellarsi al Vaticano per fermare l'esecuzione. I legali di Aziz presenteranno anche un ricorso al tribunale per "annullare una simile sentenza sulla base delle gravi condizioni di salute in cui versa il nostro assistito''. Lo ha riferito uno degli avvocati, Aziz, Badia al-Aref, intervistato dall'Ansa ad Amman, in Giordania, parlando di un "ingiusto maltrattamento" nei confronti dell'imputato. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da Pechino, sostiene la posizione adottata dalla Unione Europea che, attraverso l'alto funzionario della politica estera europea, Catherine Ashton, "chiederà all'Iraq di bloccare l'esecuzione di Tarek Aziz". L'Ue ha dichiarato che la pena di morte "non è accetabile". Concorde il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini che ha confermato l'appoggio dell'Italia. Il Vaticano - Chiamato in causa, il Vaticano ribadisce la viva condanna della pena di morte. Il portavoce del Papa, padre Federico Lombardi , dichiara: "La posizione della Chiesa cattolica sulla pena di morte è nota. Ci si augura quindi davvero che la sentenza contro Tarek Aziz non venga eseguita, proprio per favorire la riconciliazione e la ricostruzione della pace e della giustizia in Iraq dopo le grandi sofferenze attraversate". E' "possibile" inoltre che la Chiesa intervenga per chiedere all'Iraq la grazia per l'ex politico cattolico. "La Santa Sede è solita adoperarsi - spiega il gesuita in proposito - non in forma pubblica, ma per le vie diplomatiche a sua disposizione".