Unipol, Paolo Berlusconi indagato
L'editore de Il giornale pubblicò i verbali delle intercettazioni Fassino-Consorte. I pm di Milano: rivelazione di segreto d'ufficio
Nella vicenda della scalata di Bnl da parte di Unipol ci finisce dentro anche Paolo Berlusconi, fratello del premier. Secondo l'inchiesta della procura di Milano, è accusato per rivelazione e uso di segreto d'ufficio perché, in quanto editore de Il Giornale, pubblicò le intercettazioni tra Fassino e Consorte quando ancora erano coperte da segreto istruttorio. La cosa più grave è che, secondo l'accusa, la pubblicazione di quei verbali sarebbe stata fatta per favorire Silvio Berlusconi, allora presidente della Camera, il quale, a sua volta, risulta parte lesa per un tentativo di estorsione. Paolo è indagato anche per ricettazione e millantato credito. Nel tardo pomeriggio del 25 ottobre la guardia di finanza ha notificato l'atto di fine indagine in vista della richiesta di rinvio a guidizio per Roberto Raffaelli, titolare della societa' (Research Control System) che aveva messo a disposizione degli inquirenti le attrezzature per le intercettazioni dell'inchiesta su Unipol, gli imprenditori Fabrizio Favata (arrestato e ora ai domiciliari) e Eugenio Petessi, e Paolo Berlusconi. Raffaelli e Petessi, oltre alle accuse di rivelazione di segreto d'ufficio, devono rispondere di frode fiscale e appropriazione indebita di circa 1 milione e 800 mila euro che sarebbero serviti per creare fondi neri. Una parte (500 mila euro) sarebbero stati dati a Paolo Berlusconi da Raffaelli, tramite Favata, per sostenere “'l'espansione di Rcs sul mercato estero, ottenendo così, tra l'altro, incontri con cariche istituzionali”. L'imprenditore Favata è indagato per ricettazione. “Abbiamo una banca” – La famosa conversazione fu registrata a luglio 2005. Roberto Raffaelli avrebbe parlato delle intercettazioni ai due imprenditori Favata e Petessi che, a loro volta, riferirono tutto all'editore de Il Giornale. Il fratello del premier ricevette il nastro della telefonata su una pen drive e lo passò al quotidiano. Le intercettazioni vennero pubblicate il 31 dicembre 2005 e il 2 gennaio 2006 su Il Giornale. Secondo la ricostruzione del pm di Milano Maurizio Romanelli, questo passaggio doveva favorire Silvio Berlusconi che però non è indagato ma vittima. Come lo stesso Favata ha messo a verbale, l'imprenditore sarebbe andato ad Arcore alla vigilia di Natale 2005 e avrebbe fatto sentire al premier la conversazione. Poi avrebbe minacciato Silvio, attraverso l'avvocato Ghedini e un collaboratore del suo studio ''di denunciare all'autorità giudiziaria'' o ''di riferire a testate giornalistiche'' la vicenda del 'passaggio di mano' dell'audio, se non avesse avuto in cambio del denaro. Tra le parti lese, ci sono anche i ministeri della Giustizia e dell'Economia.