Fini: sulla giustizia siamo a rischio crisi
Il presidente della Camera interviene all'incontro organizzato da Fli a Milano. Alfano apre sul Lodo: "Reiterabilità non è vitale"
"Mi auguro che sul tema giustizia non ci siano questioni insormontabili e che non ne scaturisca una crisi di governo, ma su alcune questioni che la riguardano questa possibilità c'è". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini durante un'intervista all'emittente televisiva Antennatre Nordest, anticipando i contenuti del discorso a Milano. "Noi non crediamo che si possa o si debba riformare la giustizia punendo la magistratura - ha ribadito il fondatore di Fli - La magistratura non deve essere sottoposta, uso questa espressione, ad altri poteri e quindi nemmeno a quello esecutivo. Questo è un rischio concreto. Mi auguro non si concretizzi". Il presidente della Camera ha poi assicurato che il gruppo non cambia opinione sul Lodo Alfano. Lo "scudo" serve a "tutelare una funzione, e non una persona. Non vedo come, se il Pdl non dovesse cambiare idea, il presidente Berlusconi possa prendere questa questione come pretesto per fare una crisi di governo". Giustizia - Fini ribadisce quanto detto all'incontro organizzato da Futuro e Libertà al teatro Derby di Milano. Apre il dibattito l'ex parlamentare di Forza Italia e presidente della commissione Giustizia della Camera, Tiziana Maiolo, passata a Fli: "Sono qui perché mi è tornata voglia di fare politica, perché ho sentito finalmente qualcuno parlare dei diritti civili. Sono felice, prima mi sentivo come morta". Quando Fini prende la parola, il tema centrale è ancora una volta la giustizia: "La legge, piaccia no, è uguale per tutti. Da parte degli amici o ex amici del Pdl sono polemiche fuori luogo. Noi vogliamo tutelare la funzione del presidente del Consiglio e non la persona. Questo significa che i processi devono essere sospesi ma non certo annullati e per questo siamo contrari alla reiterabilità del Lodo Alfano". E ancora: "Quando si dice che occorre garantire il diritto-dovere di governare in ragione della funzione è sacrosanto ma non siamo disponibili a garantire la persona, è la funzione che va tutelata". Fini fa riferimento alla situazione francese in cui viene tutelato il presidente della Repubblica, ma aggiunge: "Sospendere il processo è giusto, non cancellarlo o fare un colpo di spugna che scarichi su altri questioni che potrebbero ledere i diritti di altre persone. Non ci convince ridefinire i tempi del processo in modo retroattivo. Vogliamo legalità non giustizialismo, garantismo e rispetto del diritto". Idea di nazione e cultura della legalità - Fini si è soffermato sulla necessità di avere una politica che abbia "una visione nazionale": occorre che si radichi "l'idea di nazione ma per far questo occorre altro, e cioè la cultura della legalità, che è qualcosa di molto più impegnativo dell'omaggio che si fa alle forze dell'ordine che arrestano i delinquenti o, aggiungo io, a quanti li giudicano. La cultura della legalità è un abito mentale. Occorre avere chiaro che bisogna adempiere dei doveri, rispettare se stessi e gli altri". Tra la gente si è diffusa la sensazione, secondo Fini, che chi è rispettoso delle leggi è "un povero fesso" a differenza di chi "trova il modo di evadere, non pagare...". In questo modo però "non si vincerà mai la lotta all'illegalità" mentre, ha ribadito, "la legge è uguale per tutti". La Padania non esiste - Rispondendo al Senatur Umberto Bossi, Fini ribadisce che l'Italia ha bisogno di un movimento nazionale e la questione va affrontata con una politica di ampio respiro in un'epoca di globalizzazione in cui "non ha senso pensare a egoismi di carattere geografico". Di certo "non esiste la Padania" e "abbandonare il Sud a se stesso lo condannerebbe a una condizione di debolezza". Il paese è diviso non solo tra Nord-Sud. C'è una frattura geografica "da colmare con un federalismo solidale che consenta alle classi dirigenti di usare le risorse senza sprechi e gareggiare alla pari con quelle del Nord", ma c'è anche "una frattura generazionale. I giovani sono preoccupati di quello che hanno davanti". Fli - Parlando ai futuristi, il leader del gruppo ha definito Fli "un movimento d'opinione organizzato", nato non contro qualcuno, ma per una "certa idea dell'Italia". "Tentiamo di parlare a tutti", ha aggiunto Fini, con "un'unica netta pregiudiziale: a due sole categorie non ci rivolgiamo, parassiti e delinquenti". Riferendosi ai giovani figli di immigrati, Fini parla di una "generazione Balotelli": "Sono ragazzi italiani quanto noi, si sentono italiani e amano la patria, ma non è la terra dei loro padri" . Fli parla anche a questi giovani perché è un movimento "rispettoso della persona umana". Legge elettorale - In un intervento a tutto tondo, Fini si occupa anche di legge elettorale. I cittadini devono essere di nuovo protagonisti della politica. "Se si fa appello alla sovranità popolare, il ragionamento deve essere completo: è sacrosanto che se si vota un candidato premier questo vada a Palazzo Chigi, ma bisogna anche dare agli elettori la possibilità di scegliere chi li rappresenta". Gli elettori dovrebbero scegliere i parlamentari oltre alla coalizione di governo e al premier. Tuttavia "questo non significa che per forza debba tornare il sistema delle preferenze. La preferenza in genere alza i costi e in alcune zone d'Italia è un cavallo di Troia per la criminalità organizzata". Ineleggibili i condannati nelle PA - Fini ha fatto sapere che Fli presenterà un progetto di legge che renda ineleggibile e quindi non candidabile chi è stato condannato in via definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione. "E' venuto il momento per un provvedimento ad hoc per far sì che chi è condannato in terzo grado per reati contro la pubblica amministrazione, magari con l'eccezione dell'abuso d'ufficio, non sia ricandidabile e quindi rieletto". Il presidente della Camera ha ricordato l'allarme lanciato qualche giorno fa dal presidente della Corte dei conti sull'emergenza dei fenomeni corruttivi in Italia. E ha spiegato che il provvedimento allo studio di Fli è pienamente in linea con il principio del garantismo. "Perché legalità non è giustizialismo, non è giacobinismo ma è il garantismo". Alfano: "Reiterabilità non è vitale" - Prima che Fini parlasse, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, parlando a margine dell'assemblea degli industriali di Monza, aveva assicurato che il nodo della reiterabilità non è una "questione su cui vive o muore questo progetto di legge. E' un tema che affronteremo con serenità trovando tutti insieme un assetto più equilibrato per assicurare al Paese una legge che serve al buon funzionamento delle istituzioni". Il ministro ha poi annunciato che domani la Commissione Affari Costituzionali del Senato "si riunirà e valuterà la tutela della serenità dello svolgimento della funzione delle alte cariche dello Stato. E' un'esigenza già riconosciuta dalla Corte Costituzionale - ha affermato - troveremo l'assetto più equilibrato per avere un ampio margine di condivisione in Parlamento". Alfano ha anche risposto al segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani, che insieme all'Italia dei valori vuole proporre un referendum con cui annullare il Lodo: "Questo lo diranno i cittadini, non Bersani", ha sentenziato il Ministro.