Colombo non portò la sifilide
Lo rivelano scheletri in un cimitero di Londra. I resti risalgono a un periodo tra il 1200 e il 1400. Tra questi, un bambino
Non è stato l'esploratore genovese a portare la sifilide nel Vecchio Continente. In base allo studio fatto in un cimitero di Londra, la malattia era conosciuta sulle isole inglesi due secoli prima dei viaggi delle tre caravelle di Colombo. Gli archeologi ne sono sicuri grazie all'analisi di sette scheletri nella necropoli di St. Mary Spital, a est della capitale britannica. Le macchie ruvide sulle ossa del cranio e degli arti hanno contribuito alla diagnosi a distanza. Tra questi, un bambino di circa 10 anni che, secondo gli archeologi, aveva ereditato la sifilide dalla madre. “Queste analisi mettono l'ultimo chiodo nella bara delle accuse contro l'esploratore” ha detto Brain Connel, l'osteologo che ha datado i reperti umani con il metodo del radiocarbonio. Due scheletri risalgono alla prima metà del XIII secolo, gli altri tra 1250 e 1400. Ad aiutare la datazione hanno contribuito monete e oggetti che sono stati sepolti con i cadaveri analizzati. Il cimitero prende il nome da un ospedale che era lì vicino nel quartiere che oggi è noto come Spitalfields. Le ossa suggeriscono che gli scheletri appartenessero a pazienti del centro di cura che hanno passato gli ultimi giorni della vita tra atroci sofferenze. Il bambino, in particolare, probabilmente era cieco, calvo e tormentato dal mal di denti che gli erano cresciuti a un angolo di 45 gradi nella bocca.