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Lettere minatorie al ministro Alfano

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Intimidazione al Guardasigilli, per l'intenzione di dare un giro di vite al carcere duro per i mafiosi

Roberto Amaglio
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Dopo Bersani, Totaro e Bocchino, oggi è trapelata la notizia che anche il Guardasigilli Angelino Alfano ha ricevuto la scorsa settimana una minaccia di morte. Il Ministro della Giustizia, infatti, ha ricevuto due lettere minatorie al dicastero di via Arenula, a Roma. I contenuti della lettera, gravi e pesanti, riguarderebbero in particolare l'inasprimento del regime di carcere duro per i mafiosi. Nel dettaglio, in una delle missive il mittente, probabilmente un detenuto, fa riferimento a una dichiarazione del Guardasigilli, pronunciata durante un convegno, secondo la quale i mafiosi "moriranno poveri in carcere". La mano che ha scritto queste due lettere, insomma, sarebbe della criminalità organizzata, come testimonia il sottosegretario alla Giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati. "Non ci fermeranno: questo governo, che passerà alla storia come l'esecutivo che ha messo in ginocchio la criminalità organizzata, continuerà a non dare tregua alle organizzazioni malavitose. Le vili minacce al ministro Alfano non sortiranno alcun effetto". Così, dopo aver espresso la sua solidarietà nei confronti dei colleghi colpiti da questi gesti intimidatori, oggi tocca al responsabile della Giustizia incassare la vicinanza di tutto il mondo politico. "Queste intimidazioni confermano la determinazione e l'impegno del ministro della Giustizia che, non solo con parole ma con politiche coraggiose, sta contrastando duramente la mafia, con risultati a tutti evidenti e a sostegno della legalità", ha affermato il presidente del Senato, Renato Schifani. "Esprimo la più netta condanna per l'atto intimidatorio che ha colpito il ministro della Giustizia. Si tratta dell'ennesimo, odioso episodio che le istituzioni devono saper respingere". Queste le parole espresse da Andrea Orlando, responsabile giustizia del Partito democratico.

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