Delitto Scazzi, Sabrina ha aiutato il padre a uccidere Sarah
I due avrebbero trascinato la 15enne in cantina prima di strangolarla. Il medico legale: "Può averla uccisa lei". La mamma: "Sabrina non confesserà mai"
L'orco proprio orco forse non è. A distanza di dieci giorni dall'arresto dello zio di Sarah Scazzi, un nuovo colpo di scena scuote Avetrana. A commettere l'omicidio potrebbe essere stata proprio la cugina della ragazzina che per prima ha dato l'allarme. Aiutata dal padre, lo zio Michele. Ma non è detto che la vera protagonista dell'assassinio non sia stata proprio lei, l'amata Sabri. Il movente? Quello che si era intuito nelle prime fasi della scomparsa della quindicenne: il litigio della sera prima per l'amico comune Ivano. "Gli stai troppo addosso", avevano sentito dire a Sabrina gli amici del bar, quella sera. "Stai lontana dal mio Ivano". Sabrina ora è in arresto per concorso in omicidio volontario e sequestro di persona. Il movente sarebbe una questione "intrafamiliare, un fatto che si è sviluppato all'interno della famiglia" ha detto il procuratore della Repubblica Franco Sebastio, in conferenza stampa. La vicenda di Sarah Scazzi si arricchisce dunque di particolari sempre più inquietanti. Lo zio, Michele Misseri, ha dichiarato che la figlia Sabrina ha convinto la 15enne a scendere in cantina e l'avrebbe tenuta ferma mentre la strangolava. Per questo motivo, ieri, i carabinieri hanno fatto sopralluoghi nella casa dove sono state finalmente trovate la batterie e le cuffiette della ragazzina e poi hanno portato via Sabrina incappucciata. La clamorosa svolta nelle indagini sarebbe dovuta a una nuova intercettazione ambientale tra parenti dello zio di Sarah, in cui sarebbe emersa la complicità della figlia di Misseri. Sabrina, 25 anni, è intanto stata iscritta nel registro degli indagati e rischia fino a tre anni di reclusione. La giovane è assistita dai legali Vito Russo ed Emilia Velletri. Mentre era in corso il suo interrogatorio in caserma, anche il padre è stato condotto nello stesso luogo: probabilmente gli inquirenti hanno messo a confronto Sabrina e Michele. Luciano Garofano, consulente della difesa della famiglia Scazzi ed ex-capo del Ris di Parma, ad Affaritaliani.it, aveva detto: "E' un atto necessario quello di sentire Sabrina". L'uomo però escludeva un suo coinvolgimento nella vicenda, anche perché - secondo lui - gli inquirenti si stavano muovendo in modo diverso. "Per quello che so e che può essere la mia esperienza mi sembra di escludere che ci sia una complice. Tutto qua", dichiarava. Walter Biscotti, un altro dei legali della famiglia, aveva sottolineato: "È una indagine delicata, attendiamo gli eventuali sviluppi delle indagini e l'esito degli eventi. Non facciamo commenti". La mamma di Sarah ha detto: "Sabrina farà come la Franzoni, non ammetterà mai". Mattinata di indagini - Questa mattina, l'omicida è stato prelevato dalla sua cella nel carcere di Taranto all'alba. Accompagnato dal legale Daniele Galoppa e dagli agenti della polizia penitenziaria, è stato portato sul luogo del delitto, la cantina-garage della sua abitazione in via Deledda, ad Avetrana. In seguito Michele è stato condotto anche nei pressi del pozzo dove è stato ritrovato il corpo di Sarah. Presente anche il sostituto procuratore Mariano Buccoliero, che coordina le indagini e i carabinieri del reparo operativo e scientifico di Taranto. Dopo le 10,30 si è presentato un nuovo avvocato. Già questo dettaglio faceva pensare all'iscrizione di una seconda persona nel registro degli indagati. Il ritorno sul luogo del delitto potrebbe essere motivato dalla ricerca dei vestiti della 15enne e delle cuffiette che portava sempre con sè. Fino a questa mattina, la cantina non era ancora stata posta sotto sequestro. Ieri, nel corso del programma Mattino Cinque, Daniele Galoppa ha detto: "Ho molti dubbi". "Ieri per la prima volta gli ho chiesto se si fosse pentito del suo gesto e lui mi ha detto di essersi pentito da quanto ho bruciato gli abiti della ragazza, ma a me non ha mai espresso il desiderio di volersi suicidare".