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Stragi del '90. Guerre fra boss

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di Gianluigi Nuzzi

carlotta mariani
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Lo storico Salvatore Lupo,  uno dei massimi studiosi di Cosa Nostra smentisce il Pool di Palermo, i magistrati guidati da Antonino Ingroia. Le stragi non sono frutto di una ricerca di nuovi referenti politici. Gli attentati ai luoghi simbolo della cultura e dell'arte italiana non vennero predisposti per spianare la situazione politica e introdurre nuovi soggetti. Ovvero Forza Italia. Lupo nel suo “Potere criminale, intervista sulla storia della mafia” (Laterza, pag.191, euro 12) dialogando con il giornalista  Gaetano Savatteri ripropone una rilettura a lui cara. “Allo stato delle mie conoscenze – afferma- continuo a ritenere la scelta terroristica dei primi anni '90 come il frutto di un'estrema coazione a ripetere da attribuirsi a Riina e soci”. Lupo non è un magistrato, non ha “il naso nelle carte” ma ricostruisce con il dovere dello storico quegli anni attribuendo alla deriva stragista una caratura mafiosa. Insomma, è da ricercare nelle dinamiche interne a Cosa Nostra, la scelta di segnare di sangue le strade e i palazzi, di morte la speranza. Non c'era quella proiezione politica con i fratelli Graviano alla ricerca di nuovi sponsor della politica descritti da Spatuzza e introdotti sulla scena di Cosa Nostra da Massimo Ciancimino che ha sempre additato Marcello Dell'Utri come uomo al soldo delle cosche in terra lombarda. Gli effetti del libro di Lupo saranno irrilevanti. Basta vedere come Repubblica ha considerato questa analisi relegando l'articolo di Attilio Bolzoni a pagina 49. Insomma, se a Spatuzza viene uno starnuto finisce in prima, se uno storico assume una posizione autonoma e critica rispetto alla volgata comune viene relegato tra gli invisibili. Ma il libro di Lupo si contraddistingue ponendo interrogativi affatto scontati, scomodi, a iniziare da quello sulla reale leadership di Riina costruita soprattutto su informazioni offerte dai suoi nemici. La storia dell'antimafia e della lotta alla mafia è segnata dai luoghi comuni, dai teoremi popolari retti dalla tradizione, dalla mitologia del passaparola e non dagli atti giudiziari. Questo anche e perché non sempre l'intervento degli inquirenti ha inchiodato i colletti bianchi alle loro responsabilità, anzi i tanti processi ai politici sono finiti con un pugno di mosche. E persino l'obliqua sentenza Andreotti non è sufficiente a saziare gli animi giustizialisti. Così il vecchio adagio di vedere l'omnicolpevole Berlusconi con in mano timer e coppola infilata a dovere in testa è troppo, troppo seducente per abbandonare le tesi smentite oggi anche dagli storici. La verità è che almeno al momento Ciancimino non ha fornito poker d'assi, Spatuzza è stato snobbato dalla corte palermitana che ha condannato Dell'Utri in appello, lasciando fuori lo stesso senatore, Forza Italia e i progetti politici dai tentacoli della piovra dagli esordi degli anni '90. In questo Lupo trova conforto: nelle sentenze dei giudici che riducono in scala da collezionista le sparate ad alzo zero dei pentiti vecchi e nuovi, dei dichiaranti, di chi si affaccia in Sicilia e da qualche tempo anche a Firenze per ripetete il vecchio adagio del Berlusconi stragista. Anche perché è questa l'ultima arma dell'arsenale giudiziario, l'unica che supera la prescrizione. Solo sui reati di sangue, infatti, si può indagare per decenni senza che il reato si estingua perché, appunto, i termini sono prescritti. Ed è quanto sta accadendo. Ciclicamente Alfa e Omega, ovvero Berlusconi e Dell'Utri vengono iscritti per concorso in strage. Ora, come anticipato in primavera già da Libero, è la seconda volta. Vedremo se i riscontri varranno il dibattimento o se dopo i soliti fuochi d'artificio saranno gli stessi giudici ad archiviare tutto in sede preliminare. Di certo, su una cosa ha ragione Travaglio, bisogna dargliene atto: è incredibile che il premier sia indagato per concorso in strage e che nessuno ne parli. Sì, caro Travaglio, è proprio incredibile e dovrebbe far riflettere. Perché? Non crediamo al complotto di tutta la stampa, Unità in testa. Forse c'è prudenza. Sarebbe la prima volta. In attesa di fatti concreti non è una scelta condivisibile?

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