Giustizia. Il Pdl alza l'asticella alla Corte Costituzionale
Nella bozza al vaglio, la Consulta dovrebbe avere una maggioranza dei due terzi per bocciare una legge
Per bocciare una legge o un atto avente forza di legge la Corte Costituzionale dovrebbe deliberare a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti. Sarebbe questa la novità dell'ultim'ora all'interno della bozza sulla riforma della giustizia per via costituzionale, a cui stanno lavorando i tecnici del Pdl. Dalle indiscrezioni, infatti, si apprende che la maggioranza starebbe pensando di alzare il quorum richiesto alla Consulta per bocciare i provvedimenti adottati dal Parlamento. Un espediente per "tutelare" i provvedimenti del Governo dal giudizio dei giudici che sicuramente, se confermato, farà discutere. Oltre alla modifica riguardante le modalità di veto della Corte Costituzionale, le bozze prevedono la separazione delle carriere di giudici e pm e la creazione di due distinti Csm. Novità - Per quanto riguarda la magistratura, i magistrati verrebbero distinti in giudici e pubblici ministeri e le loro carriere saranno separate per legge. I primi costituiranno un ordine autonomo e indipendente da ogni potere. I pm, invece, sarebbero assoggettati all'ordinamento giudiziario, che ne assicurerebbe l'autonomia e l'indipendenza, ma avrebbe la facoltà di esercitare azioni penale secondo quanto stabilito per legge ordinaria. A tal proposito sarà ribadito quanto già previsto dall'art. 28 della Costituzione sui dipendenti pubblici, ossia la responsabilità dei giudici e dei pm per gli atti compiuti in violazione di diritti. Una legge ordinaria stabilità come accertare la loro responsabilità. Prevista dalla bozza al vaglio della maggioranza anche la non appellabilità delle sentenze che sanciscono l'assoluzione dell'imputato: la proposta era già prevista dalla legge Pecorella, a suo tempo bocciata dalla Consulta. Corsa contro il tempo - Se queste sono le indiscrezioni sulla bozza, si prevede una corsa contro il tempo per arrivare a una sintesi condivisa in vista del Cdm della prossima settimana: convincere sia la Lega che gli esponenti del Fli rappresenta infatti la condizione sine qua non per portare il Ddl in Parlamento.