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Unicredit, Profumo lascia. La Lega brinda

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Il banchiere ha presentato le dimissioni in una lettera al cda. Il sindaco di Verona, Tosi, lancia un appello a Bankitalia e Consob: "Fermate la scalata dei libici"

Eleonora Crisafulli
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Nel suo mondo, quello della finanza, lo chiamavano Mr Arrogance. Alessandro Profumo, l'amministratore delegato di Unicredit, il manager che ha guidato l'internazionalizzazione della banca e ha segnato il matrimonio con i tedeschi di Hvb. Uno dei pochi banchieri italiani che voleva, e sembrava esserci riuscito, fare a meno di Mediobanca e del suo super banchiere Cesare Geronzi. Proprio lui Profumo, anche detto Alessandro il grande, ha ceduto e si è dimesso. Oggi pomeriggio, in una lettera al cda, ha comunicato le sue dimissioni. Un gesto che nelle ultime ore era atteso e che lascia la prima banca italiana senza una guida. Ma per poco. Momentaneamente a prendere le redini sarà il presidente Dieter Rampl, ma entro Natale sarà scelto il nuovo ad. Le ragioni che stanno dietro le dimissioni di Alessandro Profumo sono politiche, prima che finanziarie. Profumo si era fatto troppi nemici. In primis le fondazioni, quegli enti (teoricamente senza scopo di lucro) che rappresentano i principali azionisti della banca. La goccia che ha fatto traboccare il vaso di un equilibrio delicato come è quello di essere l'amministratore delegato di una delle banche più importanti in Europa è stata la questione libica. E su questo fronte ha sparato a zero anche la Lega, che si fa voce e megafono della fondazione veneta Cariverona, che ha il 4,639 % di Unicredit. Tanto che stasera il sindaco della città scaligera, Flavio Tosi, ha chiesto a Consob e Bankitalia di "fermare la scalata dei libici alla banca". Altri azionisti come la fondazione Carimonte Holding (che ha il 3,042%), rappresentata da Luigi Maramotti, erano da tempo critici sul ruolo di Profumo per il suo progetto "One4C", il cosiddetto "bancone".   Il Cda straordinario - Intanto è in corso il consiglio di amministrazione straordinario di Unicredit convocato d'urgenza ieri e che dovrebbe ratificare le dimissioni di Profumo. Ai consiglieri sarà consegnata la lettera con cui l'amministratore delegato ha rassegnato le sue dimissioni dopo l'esplosione delle tensioni con i soci per la gestione della salita dei libici (che detengono ad oggi il 7,58% del capitale). La Lega festeggia - I primi a denunciare l'entrata dei libici nel capitale di Unicredit, come fatto pericoloso per gli equilibri della banca, dei socie e pure delle aziende del territorio, sono stati quelli della Lega. Oggi il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi, ha commentato "In questa vicenda, io sono intervenuto come sindaco che rappresenta un territorio nel quale questa banca, Unicredit, ha molti interessi. A prescindere dal ruolo di Profumo, io ho manifestato la preoccupazione riguardo alla possibilità che l'istituto, per il legame che ha con il nostro territorio, potesse passare sotto il controllo libico". Per questo Tosi si appella alle massime autorità in tema bancario, Bankitalia e Consob, perché "si impedisca la scalata dei libici". Il titolo giù in Borsa-  A Piazza Affari il titolo di Unicredit ha segnato un calo del 2,11% a 1,89 euro, dopo aver toccato un minimo in avvio a 1,86 euro, pari a circa il -4%.

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