Veltroni raccoglie 74 parlamentari. Bersani: a me va bene tutto
Ecco i nomi di chi ha sottoscritto il manifesto promosso dall'ex segretario del Pd. Damiano: "Non copiamo il Pdl"
Finiani e veltroniani. Ecco la novità della politica italiana in questa fase storica. Dopo la nascita del movimento Fli in aperto contrasto con il Pdl, ora anche a sinistra si sta generando un movimento anti Pd. E' quello che si rifà al documento pubblicato ieri da Walter Veltroni. A conti fatti sono in 74 (un quarto dei parlamentari eletti col Pd) ad aver firmato il manifesto. E cosa chiedono i neo veltroniani? Chiedono "una riflessione serena" in "tutte le sedi del partito" e mandano "suggerimenti" alla segreteria per aprire un "confronto politico e culturale" per rilanciare il Pd. L'obiettivo, garantiscono, "non è creare una corrente", "nè un movimento fuori dal partito", ma dire quello che nel partito non funziona e cercare di migliorarlo. O almeno "aprire su tali questioni un dibattito interno". Le posizioni di questa area in dissenso con la gestione del partito di Pierluigi Bersani "saranno portate in tutte le sedi in cui il partito si esprime". Bersani rassegnato - Non sembra essere preoccupato il segretario del PD, Pierluigi Bersani, per la raccolta firme sul documento di Veltroni. Alla domanda dei giornalisti "sono troppe o poche?", il segretario ha risposto laconico "A me va bene tutto, non ho fatto conti sul sostegno a questo documento". La lista - Ecco i nomi dei 74 parlamentari, senatori e deputati del Pd, che hanno sottoscritto il documento di Walter Veltroni. Marilena Adamo, Benedetto Adragna, Mauro Agostini, Emanuela Baio, Gianluca Benamati, Maria Grazia Biondelli, Giampiero Bocci, Costantino Boffa, Daniele Bosone, Daniela Cardinale, Renzo Carella, Marco Causi, Stefano Ceccanti, Mauro Ceruti, Carlo Chiurazzi, Pasquale Ciriello, Maria Coscia, Olga D'Antona, Luigi De Sena, Roberto Della Seta, Vittoria D'Incecco, Alessio D'Ubaldo, Enrico Farinone, Francesco Ferrante, Donatella Ferranti, Anna Rita Fioroni, Giuseppe Fioroni, Giampaolo Fogliardi, Mariapia Garavaglia, Enrico Gasbarra, Francantonio Genovese, Paolo Gentiloni, Roberto Giachetti, Paolo Giaretta, Tommaso Ginoble, Gero Grassi, Pietro Ichino, Maria Leddi, Luigi Lusi, Alessandro Maran, Andrea Marcucci, Andrea Martella, Donella Mattesini, Giovanna Melandri, Maria Paola Merloni, Marco Minniti, Claudio Molinari, Enrico Morando, Roberto Morassut, Magda Negri Luigi Nicolais, Antonino Papania, Achille Passoni, Luciana Pedoto, Vinicio Pedoto, Mario Pepe, Flavio Pertoldi, Caterina Pes, Raffaele Ranucci, Ermete Realacci, Nicola Rossi, Simonetta Rubinato, Antonio Rusconi, Giovanni Sanga, Andrea Sarubbi, Achille Serra, Giuseppina Servodio, Giorgio Tonini, Jean Leonard Touadi, Salvatore Vassalo, Walter Veltroni, Walter Verini, Giuliano Rodolfo Viola, Walter Vitali. La Finocchiaro smorza le polemiche - Per Angela Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, le questioni sollevate da Walter Veltroni sono importanti, ma non sono diverse da quelle che il Pd sta già valutando autonomamente. E per quanto riguarda il tema più scottante, ovvero la definizione di un leader del Pd diverso dall'attuale segretario (Pierluigi Bersani), la Finocchiaro, storica e fida alleata di D'Alema e dunque di Bersani, commenta "non mi scandalizzo affatto se il candidato che viene indicato è un soggetto che non è il segretario di partito. La questione -conclude- è che non vi sono punti di differenza essenziali tra la posizione della maggioranza e quella del firmatario del documento". Damiano contrario - "La scelta compiuta da Veltroni, a mio avviso, è sbagliata. In questo modo si rischia, agli occhi della gente, di mettere sullo stesso piano il Pdl con il nostro partito - ha sostenuto Cesare Damiano, parlamentare del Pd -. Anzichè giocare la carta dell'unità, importiamo la logica delle divisioni che lacerano il campo avversario. Questo non significa che nel Partito Democratico non debba esserci una dialettica, ma essa va esercitata nel modo più opportuno e nelle sedi disponibili, evitando una contrapposizione dirompente. Il Pd deve fare uno sforzo di ricerca di unità sui temi che interessano il Paese, a partire dall'economia e dal lavoro, e superare gli steccati congressuali".