Martino confessa: "Da Verdini si parlava di Mondadori e Lodo Alfano"
Deposizione di uno degli arrestati per la P3. Quagliariello (Pdl): "Testimonianza forzata per ottenere i domiciliari"
Arcangelo Martino ha vuotato il sacco. Ha confessato uno dei tre arrestati per la P3, la presunta associazione segreta di cui è accusato insieme a Flavio Carboni e Pasquale Lombardi, anch'essi in carcere. Sospettati anche gli esponenti del Pdl Denis Verdini, Marcello dell'Utri, Nicola Cosentino e Giacomo Caliendo. Nel primo interrogatorio aveva negato persino le frasi registrate dalle microspie. Dopo 40 giorni in cella, il 19 agosto ha fatto chiamare Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto di Roma, e ha ammesso che a casa Verdini si parlava del destino del Lodo Alfano e della causa milionaria tra lo Stato e la Mondadori. ‘Cesare' era il nome in codice per Berlusconi nelle telefonate, ‘vice – Cesare' era quello di Dell'Utri. Martino ha anche parlato di una compravendita di voti in Senato per far cadere il governo Prodi nella scorsa legislatura. Confessioni importanti per l'accusa che finora aveva a disposizione solo le intercettazioni telefoniche. Non ancora chiaro il ruolo di Martino. Per questo motivo, ieri, il gip Giovanni De Donato ha respinto la richiesta della difesa per la concessione degli arresti domiciliari. Secondo De Donato, l'accusato ha fatto un racconto “solo parzialmente veritiero” e ha affermato di aver avuto una posizione nelle vicende inconsapevolmente, “quasi strumentalizzato cinicamente da Pasquale Lombardi”, contrariamente da quanto emerge dall'indagine. Arcangelo Martino, militante nella Cgil negli anni '80 e assessore al Comune di Napoli fino alla cattura e alla condanna per Tangentopoli, dice di essere tornato alla politica grazie a Marcello Dell'Utri. È stato lui e un altro a presentargli Carboni e Lombardi, organizzatori di convegni con “numerosi alti magistrati”. All'epoca, Martino voleva farsi conoscere per diventare senatore del Pdl. Decise così di finanziare alcuni congressi a Roma, Napoli, Milano e Sardegna. Per quest'ultimo del settembre 2009 al Forte Village, dice di aver versato circa “40mila euro”. Incontri - Arcangelo Martino ha parlato di tre riunioni a casa Verdini, in piazza dell'Ara Coeli a Roma. La prima subito prima del convegno in Sardegna nel settembre 2009. Racconta che lui, Carboni e Lombardi dovettero aspettare sul portone perché il politico del Pdl era impegnato con il presidente della Sardegna Cappellacci. Carboni disse che Cappellacci era “un uomo suo”, lui lo aveva aiutato a farsi eleggere. Poi spiegò i vantaggi economici degli investimenti per l'energia eolica in Sardegna. Secondo Martino, Verdini era “direttamente interessato” al progetto, in accordo con Dell'Utri. Il secondo appuntamento del gruppo fu subito dopo il meeting al Forte Village durante un pranzo ‘Da Tullio'. Questa volta c'erano anche Lusetti e la deputata del Pdl Nunzia Di Girolamo. Si parlò del caso Mondadori e del Lodo Alfano. Lombardi spiegò che per la causa da 450 milioni per la casa editrice bisognava muoversi in Cassazione, per la norma blocca-processi bisogna invece agire alla Corte costituzionale. Lombardi disse che doveva andare in Cassazione a parlare col presidente Carbone e il procuratore generale Esposito. Quando tornò al ristorante, rivelò l'ipotesi di un rinvio della causa e l'assegnazione alle Sezioni Unite. Un paio di giorni dopo, il gruppo si ritrovò di nuovo da Verdini, e Lombardi, secondo le dichiarazioni di Martino, indicò i nomi dei giudici della Corte costituzionale che aveva contattato per sapere come si sarebbero espressi. Disse che la maggioranza sarebbe stata a favore del Lodo Alfano. Erano presenti in quella occasione Carboni, Verdini, Dell'Utri, Miller, Martone e Caliendo. Si parlò anche della candidatura del Pdl alla presidenza della Campania e Verdini disse che il premier avrebbe indicato Caldoro, Lettieri e Miller. Nel terzo incontro, l'esponente di centrodestra disse che Berlusconi aveva scelto Caldoro. Presidenza della Campania – Martino ha confessato che voleva candidarsi per la regione Campania anche Ernesto Sica, poi assessore della Giunta Caldoro, dimessosi dopo che l'inchiesta sulla P3 aveva svelato una sua partecipazione ai raggiri contro il governatore. Fu il giudice Umberto Marconi a presentarlo a Martino, che decise di aiutarlo. Dopo qualche giorno, l'accusato incontrò Sica in un bar e questo disse di aver frequentato spesso Berlusconi. Era stato poi allontanato per volontà del sottosegretario Bonaiuti e dell'avvocato Ghedini per gelosia. L'aspirante candidato confessò a Martino di essersi impegnato a fare cadere il governo Prodi grazie a un suo amico imprenditore, noto al premier, che aveva messo a disposizione dei soldi per convincere alcuni senatori a far cadere l'esecutivo. Tra questi, Martino ricorda i nomi di Giuseppe Scalera, oggi deputato del Pdl, e Giulio Andreotti. Sica parlò poi di presunti incontri con transessuali di Caldoro che Martino ‘spifferò' al candidato. Della compravendita dei senatori, invece parlò con Dell'Utri. Non dà peso alle dichiarazioni rilasciate da Martino Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. "Le dichiarazioni rese alla Procura lasciano la vicenda avvolta nella stessa fumosa inconsistenza sottolineata dalla Cassazione. Inoltre vengono alla luce pratiche inquisitorie che speravamo fossero confinate ai periodi bui dei primi anni Novanta: non si spiega altrimenti il parere favorevole alla concessione dei domiciliari espresso dalla Procura a seguito dell'interrogatorio sollecitato da Martino dopo 40 giorni di carcere preventivo, come a dover ricompensare tale confessione".