Madre troppo povera: neonata sottratta e subito adottabile
Il presidente dell'Ami: "Si ripropone con forza la necessità di rivedere gli orientamenti della giustizia minorile"
Ha deciso di non abortire e far nascere la bimba che aveva in grembo nonostante le difficoltà economiche. Ma 500 euro al mese non bastano per mantenere una neonata e il Tribunale dei minori di Trento, pensando al bene della piccola, subito dopo il parto, ha sospeso la potestà genitoriale alla protagonista della triste storia. Neanche il tempo di prendere in braccio la figlia. Ora, a distanza di due mesi, i giudici hanno già dichiarato "adottabile" la bambina. L'adottabilità - Secondo l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale Associazione avvocati matrimonialisti italiani, si tratta di "una vicenda drammatica che non può non suscitare allarme e sconcerto tra gli addetti ai lavori e tra la gente". Il fatto che sia stata dichiarata adottabile è "un provvedimento grave che reciderà per sempre i rapporti tra la madre e la figlia. La legge sancisce che lo stato di adottabilità di un minore debba essere considerato come 'l'ultima spiaggia' di un lunghissimo e serissimo percorso, organizzato dal Tribunale al fine di recuperare ogni problematico rapporto tra i genitori ed i figli. Secondo le cronache - dice Gassani - la donna avrebbe da subito espresso la ferma volontà di costruire un significativo e valido rapporto con la piccola. Non si comprende il motivo per cui non le sia stata offerta, come è previsto, la possibilità di essere madre. Si ripropone con forza la necessità di rivedere gli orientamenti della giustizia minorile e le relative prassi". Servizi sociali - La colpa, secondo l'avvocato, è anche dei servizi sociali "sempre più incidenti nelle decisioni dei giudici minorili, avendo spesso stravolto il loro compito di limitarsi a 'fotografare' una determinata situazione senza ergersi a consulenti né tanto meno a suggerire ai magistrati l'adozione di provvedimenti giurisdizionali".