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Anche la Cei contro la Fiat: "Sta compiendo un errore etico"

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Gli operai nemmeno oggi sono entrati in fabbrica. Intanto dal 22 settembre parte la cassa integrazione

Tatiana Necchi
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«Non entreremo neanche oggi in fabbrica ma saremo qui ogni giorno, al turno delle ore 14: ci aspettiamo novità positive per domani». Sono queste le parole di Giovanni Barozzino e Antonio Lamorte circa le loro intenzioni in vista del cambio turno allo stabilimento di Melfi. I due operai stanno parlando con diversi loro colleghi. Lamorte, parlando con i giornalisti, ha sottolineato anche «l'importanza delle dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, sulla necessità che le sentenze dei giudici siano rispettate, anche se non piacciono». Manca ancora all'appello Marco Pignatelli, il terzo operaio licenziato dalla Fiat e reintegrato dal giudice del lavoro. Tra l'altro lui è l'unico dei tre a essere solo tesserato Fiom, ma a non avere incarichi sindacali. Intanto i legali della Fiom-Cgil hanno depositato al Tribunale di Melfi l'istanza per chiedere che il giudice «definisca le modalità di attuazione del decreto di reintegro emanato dal Giudice del lavoro del 9 agosto scorso» per i tre lavoratori. Lo ha reso noto l'avvocato della Fiom-Cgil Lina Grosso, specificando che «adesso attendiamo una risposta dalla magistratura». Ringraziamenti per Napolitano - «Provo ancora una sensazione bellissima al pensiero che il Presidente della Repubblica ha risposto alla nostra lettera. Lo ringraziamo profondamente e speriamo che il suo intervento serva a sbloccare questa vicenda» ha detto Antonio Barozzino appena giunto davanti allo stabilimento di Melfi, in provincia di Potenza, della Fiat. L'operaio era insieme ad Antonio Lamorte, come lui delegato della Fiom e come lui licenziato dall'azienda e reintegrato dal giudice del lavoro ha aggiunto: «Abbiamo trascorso una notte più tranquilla» ha aggiunto Barozzino, riferendosi ancora all'intervento del Capo dello Stato. «Speriamo che la situazione si sblocchi», si è limitato ad aggiungere Lamorte. L'intervento della Cei - Mons. Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Boiano e Presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, in merito alla vicenda dei tre operai della Fiat di Melfi riammessi al lavoro da una sentenza del tribunale dopo il licenziamento ha detto: «L'intervento del presidente Napolitano è stato nobilissimo, rapido, incisivo e lucido. L'azienda ha dei compiti e degli obblighi non solo di natura economica ma anche di natura personale. Per questo non basta - ha spiegato l'arcivescovo - che la Fiat dica gli continuo a dare lo stipendio». L'azienda, secondo l'esponente della Cei, ha diversi compiti: «c'è l'aspetto del mantenimento e questo è dato dalla paga. Poi c'è la funzione sociale, cioè la responsabilità verso la persona e l'ambiente, quindi la dignità di fronte a Dio». Alla luce dunque della dottrina sociale della Chiesa, si può dire «che l'azienda stia compiendo un errore etico». Cassa integrazione - Intanto, dalle fonti sindacali di Melfi, giunge anche un'altra notizia: i lavoratori dello stabilimento dove si produce la "Punto Evo" saranno collocati in cassa integrazione dal 22 settembre all'1 ottobre prossimo. Questa è stata decisa a causa della «discesa della richiesta di mercato». L'intervento della Marcegaglia - Su Melfi «la nostra posizione è che quanto ha fatto Fiat è in linea con la legge e con la prassi seguita». Così la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo la quale «tutti debbono rispettare le decisioni del giudice. Quello che sta facendo la Fiat non è in disaccordo con quanto deciso dal giudice». La sentenza di reintegro, ha ricordato Marcegaglia intervenendo al Meeting di Cl, parla di comportamento antisindacale dell'azienda, ma «Fiat permette a queste persone di fare attività sindacale».

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