Cina: ingorgo "da record" in autostrada. 100 chilometri di coda e in fila da 9 giorni
E' questa la situazione per migliaia di automobilisti, bloccati sulla strada che collega Pechino a Jinin, in Tibet
Completamente bloccati in autostrada, da giorni e giorni, senza una via di fuga. Non si può tornare indietro. Un ingorgo gigantesco, sulla strada che collega Pechino a Jinin, in Tibet, che si è formato oltre una settimana fa, e, che con ogni probabilità non si riuscirà a smaltire prima di metà settembre. Sembra un film, ma per i poveri cittadini segregati nelle loro auto è un'amara realtà. Tutto era iniziato lo scorso 14 agosto, quando la National Expressway 110, la principale autostrada che dalla capitale porta nella zona Nord-Ovest ed è normalmente utilizzata da mezzi pesanti, è stata chiusa per lavori di manutenzione. Camion e Tir sono quindi stati dirottati sul percorso alternativo, una strada parallela, di due corsie. E, a completare l'opera, guasti alle macchine e incidenti hanno contribuito a quello che, da 9 giorni, è l'incubo dei migliaia e miglialia di automobilisti, intrappolati nel serpentone di 100 chilometri. "La congestione è provocata dall'insufficiente capacità dell'autostrada, per via dei lavori sulla National Expressway 110" hanno confermato le autorità di Pechino che hanno inviato 400 vigili per cercare di fronteggiare la spaventosa situazione e ripristinare l'ordine. Ma la strada, ahimè, non consentirebbe nemmeno di rimuovere le macchine in panne perché è impossibile raggiungerle e toglierle dal traffico. Le autorità hanno riferito che il blocco non potrà essere smaltito prima del 13 settembre, quando saranno ultimati i lavori di ampliamento stradale della G110. Secondo quanto riportato dal quotidiano statale "Global Times", non sono mancati gli inguaribili ottimisti che, giusto per riempire il tempo e non pensare all'incubo che stanno vivendo, hanno improvvisato bancarelle di ogni tipo lungo le decine di chilometri di automobili in fila, dando così vita a una micro-economia locale. I commercianti della zona, naturalmente, hanno approfittato della situazione per vendere acqua e cibo a prezzi maggiorati, fino a quattro volte superiori.