Antonveneta, Brancher condannato a due anni
Accolta la richiesta del pm Fusco. L'ex ministro è colpevole di appropriazione indebita e riciclaggio
Aldo Brancher è stato condannato a due anni di reclusione e 4mila euro di multa nel processo con rito abbreviato nell'ambito di uno stralcio dell'inchiesta Antonveneta. L'ex ministro è stato condannato per due episodi di appropriazione indebita e altrettanti di ricettazione mentre è stato assolto da altre due presunte ricettazioni. In particolare la condanna ha riguardato anche il capo 6 d'imputazione relativo all'episodio che coinvolgeva anche il ministro Roberto Calderoli la cui posizione era stata, in passato, archiviata. Il giudice monocratico della quinta sezione penale del tribunale di Milano, Annamaria Gatto, ha accolto quindi le richieste del pm Eugenio Fusco. La posizione della moglie Luana Maniezzo, accusata di appropriazione indebita in concorso con il marito, è stata invece inviata a Lodi per competenza. Al centro della vicenda ci sono 420mila euro, che per l'accusa sono il frutto di appropriazione indebita, presi da Brancher insieme alla moglie Luana tra il dicembre e il novembre del 2003 grazie a delle plusvalenze su azioni Tim e Autostrade, manovrate dai vertici della banca per favorire la coppia, stando all'ipotesi dell'accusa. Altri 600mila euro, ai quali si fa riferimento per l'accusa di ricettazione, furono versati a Brancher in diverse occasioni: i primi 100mila consegnati in contanti da un collaboratore di Gianpiero Fiorani, Donato Patrini, presso l'autogril di San Donato milanese nel 2001. 100mila euro in contanti consegnati nel 2004 a Lodi nell'ufficio di Fiorani. Altri 100mila ricevuti a Roma nel gennaio del 2005 dopo la bocciatura del Decreto sul Risparmio presso l'ufficio di Brancher, al ministero del Welfare. E infine altri 200mila euro consegnati ancora nell'ufficio di Fiorani a Lodi, nel marzo dello stesso anno.