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Università, il ddl Gelmini approda al Senato

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Nuove regole per il reclutamento dei professori, mandati a tempo per i rettori e un fondo per gli studenti meritevoli e i docenti migliori

Eleonora Crisafulli
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E' in arrivo una nuova riforma dell'università. Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha infatti presentato un disegno di legge che vuole portare a termine entro il nuovo anno accademico. Al Senato è già iniziata la discussione sui 438 emendamenti presentati da maggioranza e opposizione e le votazioni sono fissate per la prossima settimana. In quella sede il Governo valuterà se presentare un maxiemendamento che accolga le proposte di modifica e se ricorrere al voto di fiducia. La riforma - Il ddl, che ha già suscitato molte polemiche nel mondo universitario specie tra i ricercatori che non saranno più a tempo indeterminato, prevede tra le altre cose nuove regole per il reclutamento dei professori, mandati a tempo (massimo 8 anni) per i rettori e un fondo per gli studenti meritevoli e i docenti migliori. Tra gli 80 emendamenti presentati dalla maggioranza, ci sarà poi l'inserimento dei test obbligatori di inglese (o altra lingua straniera) per chi vuole diventare ricercatore. Il relatore Valditara ha spiegato che i "principi ispiratori" della riforma sono "responsabilità e merito" e ha sottolineato "l'ampio confronto che si è svolto in commissione" con un "livello di dibattito molto alto come si conviene per una riforma così significativa". La Giovane Italia - Il disegno di legge Gelmini è stato accolto con entusiasmo dalla Giovane Italia. Come spiega Francesco Pasquali, coordinatore nazionale del movimento giovanile del Pdl, "questa riforma rivoluziona alle basi l'organizzazione degli Atenei e rappresenta una boccata di ossigeno per migliaia di ragazzi e ragazze che aspettavano nuovi provvedimenti mirati a facilitare il loro accesso nel mondo del lavoro. Il Governo Berlusconi anche in questa occasione si dimostra Governo del fare, accogliendo senza indugi le esigenze e le necessità delle nuove generazioni che da tempo chiedevano a gran voce un profondo e radicale rinnovamento in un ambito universitario ormai antiquato, immobile e oppresso dal potere dei baroni". Piovono critiche invece dall'Unione degli Universitari, che annuncia una protesta di piazza e chiede "l'immediato rititro del testo", considerato "la pietra tombale di tutte le riforme che hanno affossato il sistema universitario negli ultimi decenni. Se oggi, con i tagli, gli Atenei sono sull'orlo del baratro tutti, senza distinzioni tra virtuosi, non virtuosi e virtuosismi altri, questo ddl è il colpo finale per seppellire l'idea di Università pubblica, democratica e per tutti che un Paese civile, come lo era il nostro, dovrebbe preservare", scrive gli Universitari in una nota. Il ministro è accusato di "portare lo studio universitario ad essere un "affare" per pochi e l'Università ad essere un'impresa che con logiche aziendalistiche scremi il mercato". E ancora: "Il diritto allo studio con il ddl subisce di fatto una modifica tale da non rispondere più al dettato costituzionale dei "capaci e meritevoli anche se privi di mezzi", l'assegnazione dei benefici viene slegata dalle condizioni di reddito e sociali dello studente distruggendo un'idea solidale e progressiva del diritto allo studio. Chi ha già i mezzi per poter studiare sarà messo alla pari di chi non se lo potrà permettere". Neolaureati e lavoro - Intanto dall'indagine Gidp/Hrda (Associazione dei direttori risorse umane) su Neolaureati e stage emerge che la quota dei giovani che entrano in azienda con un contratto a tempo indeterminato è ai minimi storici: solo 5 laureati su 100. La percentuale è passata dal 20% del 2004, al 7% circa del 2009 a meno del 6% del 2010. Secondo l'analisi, realizzata sentendo 117 direttori del personale, il canale preferenziale per entrare in azienda, è lo stage (40%), a cui segue il contratto a tempo determinato (20%). Solo nel 5,5% dei casi viene proposto un contratto a tempo indeterminato. Il compenso per lo stage, che nel 70% dei casi dura 6 mesi, non supera i 500 euro nel 34% dei casi ed è compresa tra i 500 e i 1.000 euro per il 48% degli stagisti. Spesso però non viene neppure retribuito. Per chi viene assunto, la prima paga oscilla tra i 22 mila e i 26 mila euro. Gli ingegneri restano i neolaureati più richiesti dalle aziende (27,75%), seguiti da chi ha conseguito il titolo in economia (24,67%) e informatica (circa l'8%). Snobbate le lauree umanistiche, con scienze della comunicazione che raggiunge il 2%.

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