Torna la mucca pazza, donna livornese in fin di vita
Caso segnalato al ministero della Salute a ottobre 2009. La Coldiretti: la carne italiana è sicura. L'incubazione può durare fino a 10 anni
Una donna di 42 anni, madre di una bimba di 4 anni, è ricoverata in fin di vita nell'hospice di cure palliative dell'ospedale di Livorno. Diagnosi senza speranze: variante della sindrome di Creutzfeldt-Jakobdi, conosciuta con il nome comune di morbo della mucca pazza. In pratica, il suo sistema nervoso è stato aggredito dalla cosiddetta encefalite da prione, una particella infettiva proteica che colpisce il cervello. Il caso era stato segnalato nell'ottobre del 2009 al ministero della Salute. La degente si era indirizzata all'Istituto neurologico milanese "Besta", che le ha diagnosticato il morbo e l'ha sottoposta a terapie rivelatesi inutili. Le condizioni della donna sono progressivamente peggiorate ed è dunque stata trasferita presso il reparto di cure palliative dell'ospedale di Livorno per affrontare con dignità la fase terminale . Resta ancora oscuro il modo in cui la paziente abbia contratto la malattia. Mucca pazza - In Italia si erano verificati diversi casi (l'ultimo in Piemonte nel 2008), ma l'unico decesso, di una siciliana, si era registrato nel 2002. La malattia dei bovini (encefalite spongiforme bovina) è stata scoperta nel 1986 e dieci anni dopo la medicina ha riconosciuto che le persone potevano esserne contagiate dal consumo di carne infetta dopo il primo caso in Gran Bretagna. All'assunzione di carne seguono nel tempo disturbi psichiatrici e segnali di demenza e disturbi nei movimenti di braccia e gambe. A scatenare la malattia nell'uomo è l'alterazione di una proteina naturalmente presente nell'organismo, chiamata prione. Unione europea - Proprio nei giorni scorsi il commissario europeo alla Salute, John Dalli, ha dichiarato che l'Europa è uscita vincente dalla lotta contro la malattia, che nel 2009 ha fatto registrare 59 negli allevamenti degli Stati membri. Coldiretti: carne italiana sicura - "Se confermato, è una eredità del lontano passato facilmente prevedibile, per i lunghi tempi di incubazione della malattia (stimati in 10 anni), che non ha nulla a che fare con il consumo della carne italiana, che è del tutto sicuro grazie ad un rigido sistema di controlli introdotto con successo nel 2001 per far fronte all'emergenza Bse". È questo il commento della Coldiretti in riferimento al caso della donna in fin di vita.