Cortei a Palermo per non dimenticare Borsellino
Fini contestato, poi riceve l'applauso quando definisce Mangano "un condannato per mafia". Numerosi messaggi istituzionali. Al Presidente della Camera scappa una frase sulle intercettazioni: "Vedete cosa sto facendo..."
Nel giorno del 18esimo anniversario della strage mafiosa in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e 5 agenti della sua scorta, in Via D'Amelio sono centinaia le persone che animano la giornata con canti e cortei in ricordo delle vittime. Alle 16.55, l'ora della strage, l'associazione "19 luglio" ha organizzato un minuto di silenzio e decine di persone hanno alzato le mani mostrando le agende rosse, il simbolo fortemente desiderato dal fratello Salvatore. Molti sono stati i discorsi istituzionali e i tributi nella giornata. Anche la terza carica dello Stato, Gianfranco Fini, ha partecipato ed è stato al centro di una mezza contestazione, sedata dalle sue parole su Mangano. Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è recato in via d'Amelio per deporre una corona di fiori in ricordo del giudice Paolo Borsellino. Accolto in malo modo dal gruppo di appartenenti al comitato delle "Agende rosse", che gli ha gridato: "Vergogna, fuori l'agenda rossa", Fini ha cercato il dialogo, si è avvicinato ai manifestanti per capire cosa dicessero e, alla domanda se, anche per lui, Mangano fosse un eroe, ha risposto: "E' un cittadino italiano condannato per mafia, non un eroe". Ed è scattato l'applauso. I ragazzi hanno poi chiesto a gran voce di impedire l'approvazione del ddl sulle intercettazioni, ma l'unica risposta del Presidente della Camera è stata: “Vedete cosa sto facendo…”. A chi gli ha domandato a come si è sentito contestato, Fini ha confutato le illazioni al termine della fiaccolata: “Siccome io ero là, ho notizie diverse. Mi sono fermato a parlare le istituzioni si rispettano sempre e comunque, ci sono uomini delle istituzioni che si sono sacrificati perché credevano nel senso dello Stato e nella nostra Costituzione. È compito di una buona politica ma anche dei media e della pubblica opinione fare in modo che se c'è qualcuno che all'interno dell'istituzione non ha forti sentimenti che sia individuato, isolato e, se responsabile, punitocon dei ragazzi animati da forte passione e da un grande desiderio di verità che si dividevano, come è normale, tra coloro che apprezzavano la presenza del Presidente della Camera, anche perché credo di avere un percorso di coerenza contro la criminalità, e coloro che contestavano che all'interno dello Stato possano esserci delle presenze di tipo mafioso". Ai giovani ha detto che “le istituzioni si rispettano sempre e comunque, ci sono uomini delle istituzioni che si sono sacrificati perché credevano nel senso dello Stato e nella nostra Costituzione. È compito di una buona politica ma anche dei media e della pubblica opinione fare in modo che se c'è qualcuno che all'interno dell'istituzione non ha forti sentimenti che sia individuato, isolato e, se responsabile, punito”. Parole istituzionali - Nel suo breve colloquio con le persone accorse alla manifestazioni, Fini ha assunto toni diplomatici, consoni alla carica che ricopre. In un clima apolitico, il Presidente della Camera ha dichiarato che “qui rendiamo omaggio agli uomini che servivano le istituzioni, anche se, come è sempre accaduto, purtroppo può capitare che all'interno delle istituzioni vi siano delle personalità che non sono all'altezza del ruolo che è stato loro richiesto”. In versione istituzionale, Fini ha spiegato che il “compito di una democrazia, e dei movimenti popolari, è tenere alta la guardia, vigilare, non dare mai giudizi generalizzati, distinguere, perché non è vero che tutta la politica è sporca, così come non è vero che la società civile e l'imprenditoria sono sane". Fini evita polemiche e conclude: "Bisogna sempre usare la testa e per quel che mi riguarda sono venuto qui quando non rappresentavo nulla, ci tenevo a maggior ragione oggi che sono Presidente della Camera dei deputati. Si tratta di coerenza personale". A margine della fiaccolata, Fini ha lasciato alcune dichiarazioni sulla mafia, le stragi e le commistioni con la politica. "Mi sono permesso di ricordare loro Sciascia e il professionismo dell'antimafia, – ha detto – ma ho dato pienamente ragione a quei ragazzi perché quest'anno è ancora più doveroso essere impegnati perché sta emergendo da Caltanissetta che non è stata solo mafia e, quindi bisogna fare tutto quello che è possibile per individuare eventuali collusioni e complicità. E' un dovere assoluto che va al di là di qualunque divisione politica". Rispetto all'ipotesi di depistaggi sulle indagini relative alle stragi di mafia, Fini si dice indignato "perché chiunque crede nelle istituzioni si indigna nell'apprendere che ci sono motivate ragioni che ci cu qualcosa che va ancora chiarito chiunque crede nelle istituzioni si indigna nell'apprendere che ci sono motivate ragioni che ci cu qualcosa che va ancora chiarito". Fini - Alfano - Botta e risposta tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini e l'europarlamentare dell'Idv, Sonia Alfano, durante la commemorazione di Paolo Borsellino. L'eurodeputata, mentre Fini conversava con i giornalisti, lo ha interrotto gridando a gran voce: «Mi riconosce Presidente? Lei era accanto a me al funerale di mio padre». È Sonia Alfano la figlia del giornalista Beppe Alfano, ucciso a Barcellona Pozzo di Gotto, nel gennaio del '93. «Certo che mi ricordo -ha replicato Fini- ero accanto alla tua mamma e a te che eri ancora una bimba». E la Alfano ha continuato: «Lei deve fare qualcosa: Schifani, Alfano e Dell'Utri non possono stare in questo Parlamento. Non lo può permettere». E la controreplica di Fini: «I giudizi vanno dati solo alla fine, un conto sono le valutazioni politiche». E ha aggiunto, continuando a parlare con Sonia Alfano: «non condivido nemmeno, come ha detto un altro esponente politico più vicino a te, che gli eroi italiani sono Borsellino, Falcone e Giuliani». Lite nel Pdl - Anche nel giorno della commemorazione del giudice Paolo Borsellino a Palermo, il PdL litiga. “Ci sono pezzi dello Stato, del governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D'Amelio e creare condizioni di delegittimazione della magistratura”. Fabio Granata, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, ha lanciato la sua accusa. “Mi La democrazia è bella perchè ognuno ha le sue opinioni. È chiaro, che chi come me, ha una responsabilità istituzionale, deve stare estremamente attento anche all'uso delle parole. Cosa vuol dire che all'interno dello Stato c'è chi ostacola le indagini su via D'Amelio?riferisco – precisa il tiro – certamente anche ad oggi”. Insabbiamenti e intralci dunque per non far emergere la verità. “Questo è molto grave – continua Granata – molto più grave di un fatto da non sottovalutare come il danneggiamento delle statue di Falcone e Borsellino a Palermo. Ma da parte nostra siamo consapevoli che c'è una parte positiva della politica e della stessa Commissione che spinge verso la verità”. Parole dure, accuse imprecisate, che provengono da uno degli uomini di Fini. Allora nel partito scatta la polemica. A chi si riferisce Granata? Questo è il punto: non fare i nomi alimenta i misteri e, in un clima deteriorato ogni canto fuori dal coro, assomiglia a una stoccata contro il capo. Per Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati PdL, “l'onorevole Granata, al pari di un qualsiasi Di Pietro, ha preso a pescare nel torbido. Con una viltà senza pari, lancia accuse in tutte le direzioni, contro il governo e le istituzioni, guardandosi bene dal citare nomi e circostanze”. D'altra parte, ha proseguito Napoli, “un vicepresidente dell'Antimafia che si esprime in modi vaghi e allusivi offende il ruolo che indegnamente ricopre e conferma di quanta immoralità si nutre il moralismo tartufesco di certi personaggi”. E, ancora Fini, è intervenuto sull'argomento: "La democrazia è bella perchè ognuno ha le sue opinioni. È chiaro, che chi come me, ha una responsabilità istituzionale, deve stare estremamente attento anche all'uso delle parole. Cosa vuol dire che all'interno dello Stato c'è chi ostacola le indagini su via D'Amelio?". La giornata - Questa mattina, il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha reso omaggio alla memoria di Borsellino visitando la caserma "Lungaro" di Palermo. Il capo del Senato ha deposto una corona di fiori all'interno del reparto scorte della caserma palermitana e ha rinnovato la loro memoria, dichiarando che "Il modo migliore per onorare Paolo Borsellino e quanti hanno sacrificato la vita per la difesa dello Stato è seguire ogni giorno il loro esempio". Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha inviato al Prefetto di Palermo, attraverso telegramma, un messaggio personale: "Il giudice Borsellino è stato un esempio di dedizione allo Stato e di lotta all'illegalità. La sua storia è patrimonio prezioso di civiltà e di democrazia". Il messaggio di Napolitano- A rendere onore al giudice ucciso anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che in un messaggio ad Agnese Borsellino scrive: " Sostenere le nuove indagini sulle stragi che sconvolsero l'Italia negli Anni Novanta è indispensabile. Con armonia d'intenti e pieno spirito di collaborazione le istituzioni tutte debbono contribuire a fare piena luce su quegli episodi rispondendo così all'anelito di verità e giustizia che viene innanzitutto da chi, come lei e i suoi famigliari, è stato colpito negli affetti più cari, ma nello stesso tempo e più che mai dall'intero Paese". Il procuratore antimafia Grasso- Sempre di indagini ha parlato anche il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, intervenuto alla La verità sulla strage di via D'Amelio - ha aggiunto - è ingombrante solo per chi la teme, per chi ha paura delle conseguenze di certe indagini. Certo non per chi la cercacerimonia di commemorazione organizzata nella caserma della polizia Lungaro a Palermo. "Che la strage di via D'Amelio non fu solo responsabilità della mafia lo sapevamo da anni. È un'intuizione vecchia. Ora il problema è trovare gli elementi processuali che accertino questa verità" ha esordito Grasso. "La verità sulla strage di via D'Amelio - ha aggiunto - è ingombrante solo per chi la teme, per chi ha paura delle conseguenze di certe indagini. Certo non per chi la cerca". E, commentando le dichiarazioni di alcuni magistrati che avevano rivolto un appello a chiunque sia a conoscenza della verità sulla strage e ha taciuto finora, Grasso ha detto: "Non è un problema di appelli. Combattiamo da sempre con l'omertà e non è più soltanto un problema siciliano o meridionale. Noi andiamo avanti grazie alle intercettazioni e anche grazie ai collaboratori di giustizia». Intanto, dopo il danneggiamento di sabato, in Via Libertà, le statue in gesso di Falcone e Borsellino sono tornate al loro posto. Lo scultore che le aveva realizzate, Tommaso Domina, le ha infatti aggiustate e reinstallate. Il loro danneggiamento è stato commentato con sdegno anche dal Capo dello Stato.Sulla vicenda sono attualmente in corso le indagini dei Carabinieri che stanno cercando di risalire ai responsabili del gesto. Polemiche dell'Idv - Anche in questa circostanza non sono mancate le polemiche. L'assenza del Guardasigilli a Palermo non è piaciuta per nulla agli esponenti dell'Italia dei Valori e il portavoce dell'Idv, Leoluca Orlando, ha così scritto in una nota: "L'inattesa comunicazione dell'assenza del tutto immotivata del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che non parteciperà alle celebrazioni per il 18simo anniversario della strage di via D'Amelio, è una gravissima mancanza di rispetto per il suo ruolo istituzionale, per le vittime e per i parenti". E l'esponente dipietrista ha aggiunto che "La cosa lascia ampio margine di riflessione e rischia di essere interpretata come l'ennesimo inquietante messaggio a quell'intreccio perverso fra mafia, politica, affari e massoneria deviata che il Ministro dell'Ingiustizia, Alfano, non sembra abbia particolare interesse. E' infatti impegnato nel pressoché impossibile tentativo di conciliare il suo ruolo istituzionale con le leggi vergogna, le leggi ad personam, i condoni, i lodi e gli scudi fiscali concessi che costituiscono il più grande regalo che la politica abbia potuto fare alla cultura della legalità e a tutte le mafie". Bersani- Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha invece ricordato il giudice ucciso dalla mafia così: "A 18 anni dalla strage di via D'Amelio dobbiamo impegnarci perché non si affievoliscano nel Paese né la sete di verità e di giustizia, né la volontà di costruire una convivenza civile che possa fondarsi su una piena affermazione di legalità".