Bimbo prodigio: a 3 anni legge il giornale
Ma sfoglia le pagine di Televideo e consiglia a familiari e amici i medicinali da prendere. La sua preciocità ha sorpreso davvero tutti
È davvero un prodigio. Si tratta di un bambino di soli 3 anni che legge il giornale, sfoglia le pagine di Televideo con il telecomando e consiglia anche i medicinali giusti ai familiari e amici a seconda del malessere. E tutto è successo in modo naturale, semplicemente osservando gli adulti. Il bimbo, la cui storia è stata riferita questa mattina stamani dal "Corriere Fiorentino", si chiama Ettore e abita Perignano frazione di Lari in provincia di Pisa. I genitori del piccolo genio sono Daniela, di 36 anni casalinga e Francesco di 44 anni specializzato in ritratti e nella riproduzione di dipinti famosi. Lui racconta: «Dobbiamo perfino stare attenti a cosa diciamo perché è troppo vispo. Quasi per gioco gli abbiamo insegnato l'alfabeto, ma non ci saremmo mai immaginati che le sue conoscenze evolvessero così tanto in così poco tempo». Il piccolo, in base a quanto racconta il genitore, ha bruciato tutte le tappe: «A 13 mesi Ettore sapeva riconoscere molti modelli di auto. Poi verso i 2 anni abbiamo cominciato a vederlo leggere il giornale o le guide tv. All'inizio pensavamo che memorizzasse le frasi e che le ripetesse a pappagallo solo per il fatto di averle sentite da qualche adulto. Poi ci siamo resi conto che leggeva per davvero». Il padre continua a spiegare che il piccolo «ha la passione per i quotidiani e le riviste, forse è richiamato dai colori vivaci, dalle foto». Ma le doti di questo bambino non sono di certo sfuggite ai medici: «Di solito è un processo che matura in epoca molto più avanzata, in età scolare - ha dichiarato Amerigo Celandroni, primario della clinica di pediatria e neonatologia dell'ospedale di Pontedera - È un processo comunque graduale. Nel caso di Ettore, invece, nessuno gli ha insegnato qualcosa, eppure legge fluidamente». Il bimbo a settembre inizierà ad andare all'asilo e i genitori si dicono un po' preoccupati perché si domandano se possa perdere questo dono. Difficile, secondo Francesco, capire cosa potrebbe fare da grande un figlio capace di così tanto: «Non saprei, l'importante è che faccia qualcosa di buono per lui. Magari questa notorietà potrà tornargli utile, un giorno».