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Appalti Trenitalia, cinque arresti: "Gare pilotate"

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In manette due dirigenti già licenziati dal gruppo Fs. Il gip: continuavano ad interferire. Sotto inchiesta altri 6 dipendenti per concorso esterno

Paolo Franzoso
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Appalti assegnati con trattative private, in modo irregolare, affidati a imprese “amiche” dietro il pagamento di tangenti o l'affidamento delle commesse a società controllate e gestite da persone vicine. Per cinque persone, due ex dirigenti di Trenitalia – che non lavorano nell'azienda da tempo – e tre imprenditori, è scattata la richiesta di fermo da parte della Procura di Napoli, emessa dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Il provvedimento di custodia cautelare firmato dal gip Luigi Giordano del tribunale di Napoli è stato messo in opera dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Napoli, intervenuta nel capoluogo campano, a Nola, Macerata e Ancona. L'accusa è associazione a delinquere finalizzata alla mancata libertà degli incanti, corruzione, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti in attività economiche. In sostanza, i cinque avevano – secondo la ricostruzione del magistrato – creato un sistema per pilotare le gare d'appalto (dal volume complessivo di 10 milioni di euro) per la manutenzione di vagoni, locomotori, carri merci e materiale rotabile. La commessa veniva affidata a società “amiche” (4 aziende ora sotto sequestro, dal valore di 6 milioni di euro, con sede a Napoli, Nola e Fermo) riconducibili al figlio imprenditore di uno dei due dirigenti di Trenitalia. Al centro dei "fatti criminosi", secondo l'impianto accusatorio, vi sarebbe la società 'Fd Costruzioni srl' di Napoli, dei fratelli Giovanni e Antonio De Luca, che operano proprio nel settore ferroviario. I due ex funzionari di Trenitalia coinvolti nell'inchiesta sono Raffaele Arena e Fiorenzo Carassai. Si apprende che entrambi erano già stati licenziati dalla società del gruppo Ferrovie dello Stato, che ha collaborato con la procura fin dall'inizio dell'apertura del fascicolo, nel 2008.  Ma secondo il gip i due continuavano a interferire sulle gare d'appalto attraverso la complicità di alcuni colleghi. Arena è stato allontanato dall'azienda al termine di indagini interne, mentre Carassai, dopo il licenziamento per motivi disciplinari, ha stipulato un accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Arena è accusato di aver incassato tangenti tramite il conto della moglie. Carassai, invece, per il tramite del figlio Leonardo, anch'egli indagato, avrebbe ottenuto un'ingente somma di denaro per finanziare un'iniziativa industriale e altre somme erogate nel tempo. L'accusa parla di un "sistema criminale" tuttora "operativo" perché radicato nell'azienda. Infatti le indagini toccano altri sei dirigenti della società del gruppo Ferrovie dello Stato. Sono Ferdinando Gambardella, in qualità di direttore regionale per la Campania di Trenitalia; Sabrina De Filippis, direttore regionale per la Puglia; Federica Di Pomponio, funzionario di una sezione di manutenzione; Vincenzo Salvucci, responsabile del settore ingegneria manutenzione corrente regionale; Alessandro Verni e Domenico Longaretti, entrambi dirigenti in servizio presso la Direzione passeggeri regionale di Trenitalia (alcuni degli indagati ricoprono oggi altri incarichi rispetto a quelli per i quali sono sottoposti a indagini). Nei loro riguardi - come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare notificata agli arrestati - è ipotizzato il reato di concorso esterno nell'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alle turbative d'asta. Secondo i pm Curcio e Woodcock, in momenti e con ruoli diversi, gli indagati avrebbero fatto avere a Fabrizio Carassai (uscito da Trenitalia lo scorso 31 dicembre) notizie sugli appalti; avrebbero fornito supporto all'ex dirigente di Trenitalia per pilotare appalti in favore della Fd Costruzioni dei fratelli De Luca; e, infine, avrebbero fornito a Carassai informazioni sulle indagini in corso da parte della magistratura partenopea.

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