Italia al quinto posto europeo per pressione fiscale
Nel 2009 ha scalato ben due posti. Risultava in settima posizione nell'anno 2008
L'Italia scala la classifica europea per la pressione fiscale: nell'anno 2009, infatti, il peso del fisco sul Pil corrispondeva al 43,2%, in aumento rispetto all'anno 2008. E il nostro Paese si colloca così al quinto posto, insieme alla Francia per pressione fiscale, rispetto al settimo posto che occupava nel 2008. E' questa la situazione che risulta dai dati sui conti pubblici del 2009, diffusi oggi dall'Istat. Il risultato è effetto diretto di una riduzione del Pil superiore a quella complessivamente registrata dal gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa del -2,3%, è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte in conto capitale, di carattere straordinario cresciute in valore assoluto di quasi 12miliardi di euro. E tra le imposte straordinarie si classificano i prelievi operati in base allo scudo fiscale per un importo corrispondente a circa 5miliardi di euro. Secondo la classifica europea del 2009 l'Italia occupa la stessa posizione della Francia, dopo la Danimarca con il 49%, la Svezia con il 47,8%, il Belgio con il 45,3%, l'Austria con il 43,8%. Nel 2008, oltre a questi Paesi, c'erano anche la Finlandia e la Francia che avevano una pressione fiscale più alta dell'Italia. Nel 2009, in Italia, la maggioranza delle voci del prelievo fiscale sono risultate in calo, le imposte indirette del 4,2% e quelle dirette del 7,1%, con i contributi sociali effettivi dello 0,5%. La flessione delle imposte dirette è dovuta al calo del gettito Ires, corrispondente al -23,1%, mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito Iva, del -6,7% e dell'Irap, del -13%. L'andamento dei contributi sociali effettivi riflette la tenuta delle retribuzioni lorde, dovuta alla lieve crescita dell'importo medio pro-capite, che ha parzialmente compensato la flessione dell'occupazione. Nel 2009 la spesa pubblica complessiva, calcolata al netto della produzione dei servizi vendibili e al lordo degli ammortamenti, ha registrato una crescita del 3,1%, evidenziando una decelerazione rispetto al 2008. La sua incidenza sul Pil è aumentata, passando da un 49,4%, nel 2008, al 52,5%. Il contributo più importante alla crescita della spesa in Italia, come negli altri paesi dell'Unione Europea, proviene dalle prestazioni sociali in denaro, quali pensioni e sussidi che, nel 2009, hanno segnato un'incidenza di oltre il 36% sulle uscite e una crescita, rispetto al 2008, del 5,1%, dovuta all'effetto della crisi sugli ammortizzatori sociali. E, per la prima volta dal 1991, il saldo primario del nostro Paese è risultato negativo, corrispondente a uno -0,6% del Pil, in calo di 3,1 punti percentuali, rispetto al 2008. Grazie alla riduzione dei tassi d'interesse, è diminuita anche l'incidenza degli interessi passivi sul Pil, pari al 4,7%. Negativo anche il saldo delle partite correnti, il cui disavanzo è pari a 31.129milioni di euro, con un peggioramento rispetto all'anno precedente, di 43.216milioni di euro. Affondo Codacons - Prende la palla al balzo il Codacons che, ricordando le promesse elettorali fatte in campagna elettorale, parla di truffa ai danni dei contribuenti. "Il dato sulla pressione fiscale dimostra che il Governo non ha allentato la presa sugli italiani, determinando un aumento record della pressione fiscale. Sicuramente il dato è anche determinato dal tracollo del Pil, ma proprio per via di questo tracollo il Governo avrebbe dovuto o alleggerire la pressione fiscale o, in alternativa, mantenere invariate le tasse, restituendo i soldi alle famiglie più in difficoltà. Invece il Governo si è limitato a provvedimenti spot come la social card, il bonus famiglie e il decreto incentivi".