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Calderoli e la nomina a Brancher: "Bossi sapeva"

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La rivelazione del ministro leghista: "Festeggiammo Aldo a cena, con Umberto e Tremonti". Sulle dimissioni: "Richiesta insensata"

Roberto Amaglio
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L'affaire Brancher segna un altro capitolo, se non scottante, almeno pruriginoso. Negli ultimi giorni s'era addensato qualche dubbio sul ruolo di Umberto Bossi nella partita che portò alla contestatissima nomina ministeriale di Aldo Brancher. Qualcuno, addirittura, sosteneva che l'operazione si fosse svolta alle spalle del Senatùr, bypassato da alcuni suoi colonnelli e messo davanti al fatto compiuto. Nulla di più falso, almeno stando alle parole del ministro leghista per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che ha rilasciato un'intervista al Corriere nella quale spiega che "la sera prima del giuramento festeggiammo assieme io, Bossi, Tremonti e Brancher". Nessuno ha scavalcato il leader del Carroccio: "Da tempo si lavorava per far diventare ministro Brancher. Per Bossi - prosegue Calderoli - l'opzione principale era Aldo alle Politiche agricole e Galan allo Sviluppo economico. Questa ipotesi non si è realizzata per problemi di equilibri interni al PdL, a quel punto si è parlato di ministro senza portafoglio". Nel frattempo le polemiche attorno al caso non si placano, e Brancher viene invitato alle dimissioni da più parti. Calderoli non concorda: "Una richiesta simile avrebbe avuto un senso fino a quando avesse continuato a usare lo scudo". Ora non più. L'altroieri il pm Eugenio Fusco, che rappresenta l'accusa nel processo in cui il neo ministro Brancher è imputato per appropriazione indebita e ricettazione, nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata di Bpi a Antonveneta, aveva dichiarto di sentirsi "preso in giro da Brancher perché non c'è alcun legittimo impedimento". Il ministro Brancher, dopo aver tentato di sgonfiare il caso appellandosi a un grosso "equivoco", aveva scelto di rinunciare al legittimo impedimento, comunicando la propria decisione attraverso gli avvocati che lo assistono, Filippo Dinacci e Piermaria Corso: "Il ministro Brancher ha deciso di acconsentire lo svolgimento dell'udienza del 5 luglio". L'intervento che ha impresso la svolta decisiva era stato quello del Quirinale. In una nota, il presidente Napolitano sottolineava che "in rapporto a quanto si è letto su alcuni quotidiani a proposito del ricorso dell'on. Aldo Brancher, alla facoltà prevista per i ministri dalla legge sul legittimo impedimento, si rileva che non c'è nessun nuovo Ministero da organizzare in quanto l'on. Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio". Le minoranze sono letteralmente scatenate. In mattinata è intervenuto Filippo Penati del Pd: "In questo caos la Lega si è data il ruolo spregiudicato di chi c'è e non c'è, sa e non sa, condivide e non condivide. Tutto questo non è più tollerabile e gli esponenti della Lega hanno il dovere di rispondere ai cittadini, come e più di altri, di quanto sta accadendo".

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