A Pomigliano vince il sì, ma manca il plebiscito
I voti favorevoli sono stati 2888, pari al 63,4%. Fiat perplessa: sta valutando tutte le possibilità
I risultati - Al referendum sull'accordo per il futuro dello stabilimento di Pomigliano D'Arco ha vinto il sì con il 63,4%, anche se i voti contrari sono stati al 36%, più di quanto ci si aspettasse. Allo scrutinio delle 4.642 schede, su 4.881 votanti, i favorevoli sono risultati 2.888, contro i 1.673 contrari che non accettano l'intesa siglata tra Fiat e sindacati, fatta esclusione per la Fiom. Sono risultate nulle 59 schede e bianche 22. Dal Polo di Nola, altra sede delle votazioni, sono arrivati 192 no secchi, su un totale di 273 voti. Solo 77 hanno espresso parere favorevole. Il segretario della Uilm Campania, Giovanni Sgambati, ha indicato come la partecipazione al referendum sia stata elevatissima, pari a circa il 95%. E l'assenteismo si è rivelato solo a un misero 4%. Un risultato estremamente positivo e eccezionale dunque, come affermato dal segratario Sgambati. Nelle mani della Fiat - Dopo l'esito, non esaltante, del referendum sull'accordo separato sembra, che l'azienda stia ripensando al piano di trasferimento della produzione della Panda dalla Polonia. In queste ore la Fiat sta infatti valutando tutte le possibilità, senza escludere la rinuncia agli investimenti sullo stabilimento campano. Tra le soluzioni emerse negli ultimi giorni, alternative al piano previsto dall'accordo sindacale, c'è anche il cosiddetto "Piano C", che prevede una newco controllata da Torino per rilevare lo stabilimento e riassumere gli addetti con un nuovo contratto definito dal management del Lingotto. Una strada sicuramente meno complicata rispetto alla scelta polacca, che aprirebbe invece forti problemi sul fronte politico e sindacale. Così il futuro dell'impianto di Pomigliano diventerebbe molto incerto. Nel frattempo l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, è a Torino. Sacconi è soddisfatto - Il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, si è mostrato soddisfatto perché «è prevalsa la logica della collaborazione tra le parti». Ha anche aggiunto che, data la straordinaria e inaspettata partecipazione di massa al voto, la Fiat può permettersi di riconoscere che ci sono tutte le condizioni per realizzare il promesso investimento in un clima di tranquillità. Ha poi concluso dicendo che «Ha vinto la volontà del Mezzogiorno di attrarre investimenti per consolidarsi come piattaforma produttiva per l'intero bacino del Mediterraneo. Cambiano con questo voto le relazioni industriali nelle quali si isola la logica del conflitto e prevale quella della collaborazione tra le parti nel nome del comune destino dell'impresa e del lavoro. Il baricentro dei nuovi rapporti sindacali diventano l'azienda e il territorio». Il parere della Uil - Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, si è espresso dicendo che i lavoratori di Pomigliano hanno ben compreso e condiviso le ragioni dell'accordo, votando per il sì. Anche il segretario nazionale della Fim Cisl, Bruno Vitale, si è mostrato contento del risultato e ora chide alla Fiat di procedere, senza perdere tempo, con l'investimento. Partecipazione al voto prevedibile - La vice segretaria della Cgil, Susanna Camusso, ha invece distinto i sì dai no. Ritiene che il voto favorevole sia infatti per il lavoro e il voto contrario per non cancellare gli attuali diritti dei lavoratori. Ha inoltre aggiunto che «La partecipazione al voto era prevedibile, come la prevalenza dei sì: i lavoratori di Pomigliano si sono ritrovati improvvisamente arbitri di una contesa che preme su di loro e sulle loro aspettative personali perché in quel territorio, caratterizzato da un'alta disoccupazione, uno stabilimento come quello della Fiat svolge un ruolo essenziale e non sostituibile». Ritiene però che una votazione così particolare, nella sua divisione tra sì e no, debba necessariamente avere una soluzione condivisa, come da sempre sostenuto dalla Cgil. «Per questo chiediamo a Fiat di conferamere e avviare l'investimento e la produzione della nuova Panda a Pomigliano, di riaprire la trattativa per un'intesa da tutti condivisa».