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Muore Voznesenskij, poeta amato da Marilyn e Kennedy
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Tra ironia e ardite metafore la sua era una voce genuinamente anticonformista
È morto questa mattina Andrej Voznesenskij, di 77 anni e allievo di Pasternak. Era il poeta più amato da J.F. Kennedy e dall'attrice Marilyn Monroe. Con lui si chiude l'epoca della poesia russa e parte della corrente detta "quarta generazione". La sua è stata una vita speciale, da talento privilegiato nonostante il regime sovietico. La fama internazionale è arrivata tra gli anni '60 e '61 quando il poeta ha ricevuto il permesso di viaggiare all'estero. Le sue mete preferite erano l'Europa e gli Stati Uniti e infatti le sue poesie catturarono l'attenzione del presidente Usa. Voznesenskij si trasformò in autore di culto a Londra: «È salito come un razzo nel firmamento stellato della poesia», scrisse di lui l'Observer. Nel frattempo a Mosca spopolava Jack Kerouac. Il successo internazionale gli causò la gelosia locale che portò il conseguente ritorno a Mosca. Ad attenderlo ci furono ulteriori problemi. Nel 1963 Nikita Krusciov lo attaccò pubblicamente, in una riunione ufficiale al Cremlino. e qualche anno dopo entrò nel tunnel della malattia: prima un esaurimento nervoso, poi una grave asma. Poi una telefonata dal presidente Kennedy, placò Krusciov che smise di molestare il poeta. In Italia la sua fama giunse grazie a Feltrinelli che nonostante notevoli difficoltà è riuscito ad aggiudicarsi i diritti sulle sue opere dal 1962 durante un soggiorno fiorentino del poeta, per poi lanciarlo a livello internazionale. Nato a Mosca il 12 maggio 1933, Voznesenskij conquistò una prima notorietà con "Mosaici", raccolta di poesie del 1960. Poi "Parabola" (1961). Ciclo di digressioni liriche sono "La pera irregolare" (1962) ispirato a un soggiorno negli USA. Altre raccolte importanti sono: "Antimondi" (1963), "L'ombra del suono" (1970), "Sguardo : poesie e poemi" (1972). Tutti testi che sorpresero il lettore sovietico per l'audacia formale, che si ricollega direttamente ai modelli di Majakovskij, Pasternak, Cvetaeva. Tra ironia e ardite metafore, Voznesenskij offre una voce genuinamente anticonformista.
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