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Appaltopoli, Bondi scrive ai vertici dello Stato tranne Fini

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Lettera-appello al capo dello Stato, al premier e al presidente del Senato: "Come mi tutelo? Basta gogna"

Michela Ravalico
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Una lettera appello ai vertici dello Stato per difendersi dalla gogna mediatica. Sandro Bondi, ministro della Cultura, ha preso il toro per le corna. E alle voci che lo vedrebbero coinvolto nello scandalo degli appalti dell'inchiesta G8 risponde con una lettera indirizzata alle più alte cariche dello Stato. Anzi, tutte tranne una: il presidente della Camera, Gianfranco Fini, non è incluso tra i destinatari. La lettera- "Non chiedo privilegi o immunità. Chiedo soltanto il rispetto della mia persona prima ancora che del mio ruolo politico e istituzionale. Mi domando e vi domando: come può una persona tutelarsi da questo fango, da queste brutali insinuazioni? Come può una persona difendersi da accuse fatte circolare e continuamente alimentate dal circuito mediatico senza avere la possibilità di far valere i propri diritti di cittadino, esposto al pubblico ludibrio e alla disapprovazione morale e politica prima ancora che a qualsiasi verifica e esame giudiziario?". Con queste parole il coordinatore del Pdl Sandro Bondi si rivolg al capo dello Stato Giorgio Napolitano, al presidente del Senato Renato Schifani e al premier Silvio Berlusconi. "Come è possibile rimanere integri, anche fisicamente, quando ogni giorno il proprio nome viene associato ad ogni genere di supposizioni senza alcuna verifica e controllo di attendibilità delle stesse notizie che vengono propalate? Credo ancora in un libero giornalismo che contribuisca alla denuncia dei mali del Paese e degli eventuali reati compiuti anche dalla classe politica, attraverso però una scrupolosa ed attenta indagine sulle fonti di informazioni e sul rispetto della persona, che è un valore tutelato dalla nostra Costituzione", sottolinea Bondi. "Io - prosegue Bondi - credo ancora in una giustizia che persegua i reati, quando vengono accertati, e punisca severamente i colpevoli, con tutte le garanzie previste dallo Stato di diritto. Così come credo ancora in una democrazia capace di emendarsi e di rinnovarsi senza ricorrere alla gogna mediatica, alla punizione anticipata e preventiva di coloro che hanno la disavventura di entrare nel tritacarne mediatico-giudiziario, senza neppure che si attenda il responso delle indagini e dei processi e senza addirittura sapere se esistano o meno procedimenti penali a carico della persona oggetto di tali gravi insinuazioni".  "Questo fenomeno e questo meccanismo lo abbiamo già visto all'opera, lo abbiamo già conosciuto nel passato, e sappiamo che non ha condotto a nessun autentico cambiamento della società italiana. Spesso ha condotto a gravi ingiustizie e a veri e propri drammi umani. Spero che ciò non si ripeta ancora, perché‚ dimostrerebbe che il nostro Paese non è capace di rinnovarsi senza fuoriuscire dalle regole, senza passare attraverso la ricerca di capri espiatori, che non solo contrasta con il senso di giustizia, ma che alla fine si rivela un male peggiore di quello che si vorrebbe estirpare. Per queste ragioni mi sono rivolto a Voi, nella speranza che il mio caso, che è piccola cosa ma vive drammaticamente in me, possa suscitare qualche interrogativo prima che non sia troppo tardi". 

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